IL BLITZ

In Regione le “soffiate” per Del Mese

Il pm: l’imprenditore salernitano garantiva i fondi per le opere pubbliche e indicava le ditte. Stamane l’interrogatorio

SALERNO - Chi erano gli “amici” di Mario Del Mese alla Regione Campania che gli avrebbe consentito di garantire finanziamenti per opere pubbliche ma anche di recuperarli quando questi «stavano fuori» nel senso che sarebbero stati persi? È la domanda alla quale stanno cercando di dare una risposta i carabinieri di Benevento che indagando sugli 11 appalti pubblici “truccati” a colpi di mazzette nel Beneventano e nella provincia di Caserta hanno portato al blitz dell’altro ieri mattina. Nomi eccellenti finiti ai domiciliari, come il presidente della provincia di Benevento, Antonio Di Maria, e il sindaco di Buonalbergo Michelantonio Panarese (tra l’altro funzionario dell’amministrazione provinciale beneventana).

Anche perché Del Mese, sottolineano dalla procura, assieme ad altri indagati coinvolti, sarebbe stato così sicuro dell’ottenimento del finanziamento per l’opera pubblica o dell’indizione della gara da parlare già di spartizioni illecite. «L’illecita spartizione degli appalti il tutto corredato dalla indicazione preventiva di imprese e di percentuali da pagare per i lavori oggetto di gara addirittura ancor prima dell’indizione della procedura… e della scadenza del termine previsto per il ricevimento delle offerte… dell’appalto in questione - scrive il gip - veniva preventivamente individuata l’impresa che sarebbe risultata aggiudicataria».

Del Mese sarebbe stato uno dei partecipanti all’attività preparatorie propedeutiche all’aggiudicazione dell’appalto incontrandosi con tecnici e non solo. Dalla sua attività di “mediazione” Del Mese avrebbe ricevuto una percentuale sul finanziamento o l’indicazione della ditta che avrebbe dovuto eseguirla. Ma “Mario” sarebbe stato anche un intermediario tra aziende e politica. Le imprese che dovevano eseguire i lavori comunque dovevano pagare alcuni esponenti politici. In un’intercettazione tra il tecnico Nicola Laudato e il sindaco di Buonalbergo, i due concordarono la percentuale da chiedere tramite «Mario» alla ditta che doveva eseguire l’opera. Il sindaco: «Quando 5/7 non di più di tanto. Perché 10 è troppo» .ELaudato: «5 Mario quando ha saputo Mario non ha detto nemmeno una parola » . Insomma, Del Mese avrebbe fatto da intermediario per far pagare alla politica il 5/7% ma non bastava. Panarese disse a Laudato: «Mario (Del Mese) lui porta l’impresa…» . E il tecnico gli rispose: «Lui sa che deve piqIiare una deve fare una RTP –Raggruppamento temporaneo di professionisti, ndr - insieme ad uno di Buonalbergo e tutti materiali li deve prendere» . In pratica chi si aggiudicava l’appalto comunque doveva far lavorare quelli del territorio e prendere i materiali in loco. Panarese, nella stessa telefonata, aggiunse: «Gli faccio questo discorso a Mario, gli dico Mario… è stato un impegno… E’ stata portato un finanziamento… vediamo quant’è il quibus…liquidiamo » .

Il sindaco di Buonalbergo è addirittura più propenso a pagare Del Mese per il finanziamento portato pur di far lavorare le aziende del suo territorio. Il problema nella gestione degli appalti era da un lato dover prendere aziende indicate da chi aveva fatto arrivare i finanziamenti regionali e dall’altro far fronte alle spinte degli imprenditori locali che mal digerivano l’arrivo di imprese da fuori zona. L’amministratore di una ditta del Beneventano voleva partecipare ad una gara ma Laudato gli rispose: «Se vuoi partecipa’... Puoi partecipa’... Ma perdi tempo» . E parlando di un altro imprenditore, Laudato disse che questi aveva: «impegni con Napoli… con chi gli ha fatto avere già il progetto» . L’imprenditore lamentava, allora, la presenza dei Napoletani negli appalti nel Beneventano e Laudato replicò: «Ma è gente che si è interessata al finanziamento.... Hai capito... Perché qui lo stavo fuori glielo hanno fatto recuperare... Stesso la Regione» . E nel Beneventano i Napoletani arrivano anche grazie a Del Mese.

In un colloquio tra l’imprenditore Salernitano, Laudato e Antonio Fiengo della Eurosaf si parlò di soldi. Per la gara di un lavoro pubblico, Laudato disse chiaramente «La mia equipe prende 2.000 euro e il 2% (sull’importo netto della gara)». Secondo la procura si trattava di soldi che poi sarebbero andati se non in toto in parte anche al sindaco Panarese. Di queste vicende, dei suoi agganci in Regione, del suo ruolo a favore anche di un’altra ditta della quale l’imprenditore era dipendente, Del Mese, ora ai domiciliari, potrà parlarne oggi, quando sarà ascoltato per l’interrogatorio di garanzia, accompagnato dal suo avvocato, Cecchino Cacciatore.

Salvatore De Napoli