Il corteo

In marcia assieme ai figli: «Si lotta per il loro futuro»

Anche residenti di altri quartieri accanto alle famiglie di Fratte e rioni collinari. «Non ci sono confini, tutta la città deve mobilitarsi per tutelare la salute»

SALERNO. «Credo che il giorno dopo che le fonderie saranno state finalmente delocalizzate, spalancherò le finestre di casa e respirerò un po’ d'aria fresca», queste le parole di Vincenzo Pacifico, uno dei circa duecento manifestanti che ieri mattina ha preso parte alla marcia indetta dal comitato Salute e Vita e dal presidio Fonderie Pisano. Un gesto, quello di aprire le finestre, all’apparenza meccanico, ma per chi abita in quella zona non rientra affatto nella routine quotidiana, perché lì le serrande sono quasi sempre chiuse, a meno che il vento non soffi in modo da portar via il fumo. Sarà anche per questo che ieri neanche la pioggia è riuscita a fermare la mobilitazione. Tanti volti, tante storie, e ancora mani che si intrecciavano come a cercare conforto. Alcuni partecipanti hanno indossato delle mascherine sul volto: le stesse che spiegano di portare quando escono di casa in quei i giorni in cui l’assedio delle polveri si sente di più.

leggi anche: Salerno, le Fonderie e i ritardi ventennali Cosa c’è sullo sfondo di questa giustissima protesta di chi si è stancato di vivere in un ambiente inquinato come quello della zona di Fratte e della valle dell’Irno e la difficoltà a rimuovere l’ultimo insediamento industriale “pesante” di quella zona

Hanno sfilato donne e uomini, persone anziane e studenti, e anche genitori che hanno deciso di portare con sé i figli piccoli. «Tutto questo lo stiamo facendo principalmente per preservare il loro futuro» spiega Giulia Aversano mamma di due bimbi, il primo di tre anni e l’altro di otto mesi. Giulia abita in via della Partecipazione, e aggiunge: «Spesso mio figlio viene da me e mi chiede quando le fabbriche che emanano cattivi odori andranno via, così lui potrà ritornare a giocare in giardino. E io alle volte non so cosa dire». Al corteo, però, ci sono anche persone che abitano in altre zone della città. «Questo è un problema che riguarda tutti i salernitani» commenta Carmen Bisogni, una giovane che risiede nella zona di Mercatello ma ha alcuni parenti che abitano a Fratte. E ricorda: «Già due anni fa si parlò della delocalizzazione delle fonderie ma senza successo, e mi chiedo come mai». Alle sue parole fanno eco quelle di Paola Minoliti, anche lei residente nella zona del centro: «Ho sposato questa causa perché penso che sia arrivato il momento che tutti noi facciamo sentire la nostra voce e mostriamo sostegno a queste persone».

Tra chi il problema lo ha vissuto da vicino c’è anche qualcuno che ha deciso di abbandonare la propria casa, come testimonia la signora Antonella Baratta: «Mia figlia prima abitava con me nel parco villini svizzeri, in località San Nicola, ma è stata costretta a trasferirsi perché ai bambini è stata diagnostica un laringospasma e sono cresciuti a latte e cortisone. Da quando abitano a via Velia stanno decisamente meglio». Lo racconta mentre prende sotto braccio una sua amica, che ha casa in centro ma ha deciso di prendere anche lei parte alla manifestazione. Una marcia che ha presentato brevi momenti di tensione quando si sono sollevati di disapprovazione per la presenza dell’assessore all’ambiente Gerardo Calabrese. E parole dure contro l’amministrazione comunale le ha riservate anche Anna Nisivoccia, che ha partecipato al corteo con il figlio: «Anche se non abito più a Fratte ormai da anni – racconta con la fermezza della voce che la contraddistingue – mi sento vicina alle preoccupazioni che vivono tanti miei concittadini. Qualcosa è stato fatto, ma tanto ancora c’è da fare». E poi lancia un appello per le prossime elezioni amministraive: «Non posso dire chi votare, ma spero che i salernitani non votino più quelli della vecchia amministrazione comunale».

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