IL CASO

In manette padre e figlia. A Casaletto Spartano li difendono 

Giovanni e Filomena Lovisi coinvolti in Toscana in un’operazione anti ’Ndrangheta

CASALETTO SPARTANO. Un paese sgomento e incredulo per l’arresto del 64enne Giovanni Lovisi e della 33enne Lina Filomena Lovisi: padre e figlia, entrambi originari del piccolo borgo anche se da tanti anni emigrati in Toscana. Un paese incredulo anche per le accuse che hanno portato i due imprenditori in carcere. Sono coinvolti nell’operazione anti ‘Ndrangheta “Vello d’oro” che ha portato all’arresto di 14 persone e al sequestro di 12 aziende, in Italia e all’estero (altri 27 fermi a Reggio Calabria): sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, estorsione, usura, riciclaggio e autoriciclaggio, false fatturazioni, sequestro di persona. L’operazione è stata condotta dalla Dda di Firenze in collaborazione con carabinieri e finanza. Le indagini erano iniziate nel 2014, dopo la denuncia di un imprenditore finito nella rete dei prestiti a tassi usurai, compensati da un giro di false fatture. In manette dunque anche il 64enne Giovanni Lovisi e la 33enne Lina Filomena Lovisi, originari di Casaletto Spartano ma residenti a Santa Croce sull’Arno. Il 64enne è amministratore delegato della Sottovuoto Lovisi di Santa Croce; la 33enne è amministratrice unica della Vam. Le due aziende lavorano per le concerie toscane, realizzando lavorazioni sulle pelli conciate. «Le indagini - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho - hanno condotto al gruppo ‘ndranghetista che gestiva un sistema criminale che coinvolgeva imprenditori apparentemente onesti ed un’economia apparentemente legale. Si avvalevano di un sistema di false fatturazioni, che veniva poi utilizzato a fini di frode fiscale».
La notizia dell’arresto dei due cilentani ha sconvolto la comunità di Casaletto Spartano, paesino di meno di 1.400 anime, dove tutti si conoscono. Tanti sono increduli: «Sono due grandi lavoratori - spiega un residente - il papà è andato via da qui quando aveva vent’anni per andare a cercare lavoro. E tutto ciò che è riuscito a creare altrove, è solo frutto di capacità e grande sacrificio. Sono rimasti legati a Casaletto, ci tornano durante le festività o ogni volta che possono».
Andrea Passaro