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In gita a Monterverginetra fede e tradizione

Il santuario avellinese è da quasi nove secoli meta di pellegrinaggi

Da quasi nove secoli è il santuario mariano della Campania per eccellenza, meta di pellegrini provenienti da tutto il Mezzogiorno per adorare "Mamma Schiavona", la Madonna dei napoletani. Dall’alto dei suoi 1270 metri di altitudine, il Santuario di Montevergine, nel comune di Mercogliano, domina la città di Avellino e l’ampia vallata del Sabato di cui costituisce un itinerario religioso.
Il santuario è stato più volte meta delle visite pastorali del Papa, l’ultimo fu Giovanni Paolo II, e lo stesso Benedetto XVI, allora cardinale Ratzinger, ha reso visita al monastero benedettino. Meta inserita negli itinerari religiosi del Giubuleo del 2000, il Santuario di Montevergine si popola tutte le domeniche di pellegrini e fedeli, vivendo il suo giorno di festa il 12 settembre, data in cui si celebra il nome di Maria. Il santuario è meta tradizionale anche dei salernitani, soprattutto quando con l’arrivo della primavera le giornate si "allungano" e il clima è molto più propizio.
Fondato da un pellegrino, Guglielmo da Vercelli, diventò famiglia monastica nella Pentecoste del 1126, quando il vescovo Giovanni di Avellino consacrò la chiesa e tenne a battesimo la nuova famiglia monastica, che entrò ufficialmente nella storia della Chiesa col nome di congregazione di Montevergine.
San Guglielmo trascorse gli ultimi anni della sua vita compiendo viaggi apostolici per favorire nuovi monasteri in diverse parti del Regno normanno.
Dovunque si stabilirono, i monaci di Montevergine portarono e diffusero la devozione verso la Vergine del Partenio e organizzarono pellegrinaggi alla loro casa madre, la quale divenne così ben presto il santuario mariano più famoso del regno.
Un documento del 1139 accenna al significato morale e al valore salvifico del pellegrinaggio al Santuario di Montevergine. Sono gli anni in cui sulle cime del Partenio si verifica l’avvenimento più importante di tutta la storia del santuario: l’arrivo di una seconda icona che sostituisce la Madonna di San Guglielmo e ne eredita la devozione, assume il titolo ufficiale di Madonna di Montevergine e dal popolo napoletano, incline ad un rapporto familiare con la divinità, viene invocata con il titolo di Mamma Schiavona.
Lo schema iconografico del dipinto si inserisce nella tradizione delle cosiddette "Madonne di San Luca" o "Odeghetrie" tipicamente bizantine: al centro la madre di Dio col figlioletto sulla gamba sinistra, seduta su un trono regale, circondato da una schiera di otto angeli. Maria, ha gli occhi aperti con le larghe pupille nere rivolte contemporaneamente al cielo, al figlio e ai fedeli in qualunque posizione questi si trovino.
Una leggenda vuole che nei pressi di Avellino il mulo che trasportava la sacra icona, s’avviò incredibilmente e spontaneamente verso Montevergine e non fu possibile fargli cambiare direzione.
Contemporaneamente una tempesta sbarrò la strada verso Napoli, mentre un raggio di sole illuminò le cime del Partenio e le campane del Santuario da sole cominciarono a suonare. Ma la Madonna non fu contenta di quella sede e "la mattina la ritrovarono nella Cappella, dove s’adora".
Il resto del dipinto sarebbe stato eseguito più tardi da Montano d’Arezzo dietro ordine di Filippo d’Angiò e della moglie Caterina Couternay-Valois.