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In carcere gli stupratori della 14enne «L'abbiamo fatto perché lei ci stava»

I cinque minori sono accusati di avere violentato una 14enne di Sarno Non ha retto la tesi difensiva di un rapporto consensuale. Rinchiusi a Nisida

SAN VALENTINO TORIO. «L’abbiamo violentata perché è una ragazza di facili costumi»: una giustificazione terrificante quella che i cinque ragazzi del branco hanno dato al giudice durante la convalida dell’arresto.

Ma «l’assoluta e riprovevole gratuità dell’affermazione» è del tutto irrilevante: i cinque giovani del branco devono andare in carcere. A Nisida. Ieri mattina, il giudice Maria Rosaria Minutolo del tribunale per i minorenni di Salerno ha convalidato l’arresto e ha emesso un’ordinanza cautelare durissima nei confronti dei minori, tutti tra i 15 e i 17 anni, tutti di San Valentino Torio che domenica sera dalle 21,06 alle 22,02 hanno tenuto sequestrata la 14enne di Sarno per violentarla a turno, nel box di un garage.

Per il giudice esiste il pericolo di reiterazione del reato, cioè potrebbero commettere altri atti simili, ma ancor più c’è la possibilità che possano inquinare le prove e tentare di contattare la giovanissima vittima per indurla a «ritrattare, anche se solo parzialmente, le sue dichiarazioni». Molti di loro, infatti, hanno provato a raccontare che quei rapporti erano consensuali. L’orrore però c’è tutto secondo la valutazione dura del giudice.

«Nonostante i pianti e i singhiozzi», circostanza raccontata dagli stessi protagonisti dello stupro, «nessuno dei ragazzi si è astenuto dall’abusare di lei, imponendo con violenza selvaggia, alla ragazza rapporti sessuali non consensuali». È la cruda realtà di un orrore vissuto, in un garage nella periferia della cittadina. In un paese dove, ancora oggi a distanza di giorni, ci sono persone che provano a giustificare un gesto riprovevole. Abietto.

Lei alla fine non ha più avuto la forza di reagire ed ha accettato passivamente che la tenessero ancora segregata. Ad avvalorare la tesi della giovane 14enne, più che le sue parole, i lividi, quelli che ha impressi sul corpo, ma anche le immagini della telecamera di sorveglianza che inquadrava quella discesa nel garage.

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Una telecamera impietosa che ha registrato minuto per minuto tutto quello che accadeva fuori quella porta, fuori quel box dove – sparsi qua e là – c’erano giocattoli dimenticati, a testimonianza di un’infanzia passata.

E oggi, purtroppo, violata. Deciso il giudizio del giudice nei confronti degli indagati. Sono considerati ragazzi di buona famiglia, ma la loro condotta ha dimostrato una «spiccata capacità criminale». L’organizzazione, il sentirsi forti in gruppo e aver continuato anche se – fin dall’inizio – quella ragazzina avesse detto “no” è sintomatico della circostanza che non hanno saputo o voluto vedere il confine tra il “lecito” e “l’illecito”.

Hanno solo imposto con la forza, l’essere maschi. Quel filmato parla chiaro. La 16enne è stata presa per un braccio e trascinata giù: “Ti dobbiamo parlare” le hanno detto i primi due del branco.

Poi, questi hanno lasciato il posto agi altri tre. E infine si sono incontrati tutti nei pressi della Villa di San Valentino Torio.

Con uno di loro che – forse mosso dal rimorso di aver tradito quella ragazzina – l’ha aiutata a vestirsi e a tornare lì dove il compagno della madre l’avrebbe trovata per riportarla a casa.

Nessuna giustificazione, al momento non vi sono i presupposti affinché quei cinque minori, qualcuno di loro prossimo al compimento della maggiore età, possa tornare in libertà.

Saranno trasferiti in carcere a Nisida, in una struttura che non pregiudica le loro “esigenze formative” e dove – chi ancora lo fa – potrà continuare a studiare. Andranno a Nisida come dei baby boss. Ora si aspettano le mosse della difesa.

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