In Campania traffici in calo

Bene la crocieristica: Salerno negli ultimi due anni ha registrato un +14 per cento

Il settore portuale è il primo che avverte la crisi, così come il primo avamposto che segnala una eventuale ripresa.

Alcuni dei dati che lo riguardano, diffusi ieri mattina dalla Cgil, danno il senso di quanto accade in questo particolare momento storico ed economico. Innanzi tutto va precisato che, secondo il Censis, nel 2010 il contributo del sistema marittimo nazionale al Pil è stato del 2,6 per cento, circa 40 miliardi di euro.

La portualità dà lavoro a più di 200mila persone e per ogni 100 euro d’investimenti se ne riescono a generare circa 260. Inoltre per ogni 100 posti di lavoro nel settore portuale ce ne sono 200 in più nell’indotto.

Invece i tempi medi d’esportazione in Italia sono 17 contro gli 11 che occorrono in altre nazioni europee.

Nel Mediterraneo transita il 19 per cento del traffico mondiale dove si posizionano 80 porti di rilevanza internazionale sparsi in 25 stati di tre diversi continenti e che nel 2020 rappresenterà un potenziale mercato di 525 milioni di persone.

Come rispondono i porti i Napoli e Salerno? Facendo ciò che possono, talvolta soccombendo di fronte al gigantismo portuale di altre realtà più reattive e competitive, scontando la mancanza di programmazione e facendo registrare cali nel traffico, per fortuna non ancora drammatici.

Interessanti però i dati che riguardano il traffico crocieristico: Napoli fra il 2011 ed il 2012 perde il 5,3 per cento mentre Salerno guadagna il 14 per cento. ( c.i.)

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