«In 400 a Medicina? Non imparano nulla durante i tirocini»

Parla il presidente Ravera dopo il ripescaggio degli studenti «Il numero di matricole va programmato e il test cambiato»

«Le sentenze della magistratura non si commentano. Eppure mi chiedo, questi ragazzi potranno pure arrivare alla laurea. Ma, finiti gli studi, saranno medici?». Non nasconde la preoccupazione il presidente dell’ordine dei Medici salernitano, Bruno Ravera. Ad allarmare è la decisione del Tar del Lazio di ammettere con riserva diversi studenti che, in aprile, avevano sostenuto il test a Medicina ma non lo avevano superato e che lamentavano irregolarità nello svolgimento della prova, in particolare il venir meno del requisito dell’anonimato nei compiti. Solo per la sede di Salerno si tratta di circa 200 matricole in più, per un totale di 400 iscritti al primo anno. Un bel problema che, in questi giorni, ha visto la temporanea sospensione delle lezioni nel campus di Lancusi, al fine di trovare spazi e personale adeguati all’accresciuto numero di matricole. «Un paese civile non può non rapportare i risultati alle reali possibilità – ha continuato Ravera – Già oggi i nostri laureati incontrano delle difficoltà, possiamo solo ipotizzare cosa accadrebbe con le iscrizioni in soprannumero. Basti pensare che nel triennio clinico, i ragazzi devono svolgere tirocinio presso il “Ruggi d’Aragona”, immaginate cosa potrebbe avvenire con 200 studenti in più? I nostri futuri medici entrerebbero in contatto con un paziente all’anno». Una presa di posizione chiara quella del presidente dell’ordine, che ha continuato: «Sono per il numero programmato di studenti, calcolato secondo la base dell’esigenze del Paese. Il modello francese non funzionerebbe qui, dato che in Italia le iscrizioni a Medicina sono dieci volte superiori agli altri paesi». Al vaglio, infatti, c’era la possibilità di istituire una selezione secondo il modello d’Oltralpe che, comunque, prevede l’iscrizione aperta a tutti ma con due concorsi, uno al primo semestre e l’altro al secondo. Si tratta di veri e propri test composti di domande a risposta multipla, corretti con sistemi informatici per evitare favoritismi e irregolarità. La differenza con le prove in Italia è che queste verifiche in itinere si basano sulle materie studiate durante l’anno.

«La vera modifica da fare è ai quesiti – ha spiegato Ravera – In passato ci sono state domande assurde di cultura generale, credo che bisogna sottoporre ai candidati test attitudinali basati esclusivamente sulle competenze trattate in questo corso di laurea. In più le prove non possono tenersi ad aprile, quando gli studenti sono ancora presi dall’esame di maturità». Tra le riflessioni fatte non poteva mancare un pensiero all’azienda ospedaliera universitaria: «Nella prima decade di novembre organizzeremo un incontro per confrontarci su quanto c’è ancora da fare per il “Ruggi”».

Rita Esposito

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