il filosofo giuseppe cacciatore

«Impuntarsi non serve a nessuno Bisogna trovare una mediazione»

Il filosofo Giuseppe Cacciatore è infastidito. Perchè stare a guardare i rappresentanti delle istituzioni civili e religiose accapigliarsi sul percorso della statua di San Matteo, «fa un certo...

Il filosofo Giuseppe Cacciatore è infastidito. Perchè stare a guardare i rappresentanti delle istituzioni civili e religiose accapigliarsi sul percorso della statua di San Matteo, «fa un certo effetto, soprattutto in considerazione dei problemi del nostro Mezzogiorno, efficacemente documentati dai dati Svimez». E alla luce di un ricordo pescato nei cassetti memoriali: il Patrono che trent’anni fa, rendeva omaggio ad una sezione del Pci.

Professore, il caso San Matteo non la appassiona?

Comprendo l’affezione dei salernitani verso il Patrono. Ma i problemi sono altri. La crisi, i negozi che chiudono, i cantieri che non aprono: la processione mi sembra parva materia. D’altra parte, però, la questione esiste, perchè l’anno scorso abbiamo assistito a delle scene veramente brutte, e si sperava in una composizione del tenzone tra portatori ed arcivescovo. Non so come andrà a finire.

Che ipotizza?

Mi dispiacerebbe molto se per una questione di rispetto delle direttive della Cei, una persona come l’arcivescovo Moretti, che ho avuto modo di incontrare e che mi ha colpito per la sua mitezza, affabilità ed intelligenza, dovesse cadere su quella che a me sembra una buccia di banana.

Moretti però ha sfrondato enormemente il decalogo dei divieti inizialmente posto, mantenendo il punto fermo solo su due “no”: l’ingresso nella caserma della Guardia di Finanza e nell’atrio di Palazzo di Città. I portatori non si sono accontentati e c’è da immaginare che possa finire come l’anno scorso.

I disordini non sono stati solo una gran brutta cosa, ma anche una macchia mediatica finita sui media nazionali. Questo deve far rendere conto degli eccessi, da una parte e dall’altra. La Curia con il rigore del richiamo alle norme Cei e i portatori con la difesa strenua della tradizione.

Tradizione che in verità, almeno per il Comune, non può neppure definirsi tale, avendo una storia recente.

In linea generale ritengo che la tradizione non possa restare immutata nei secoli come le tavole della legge di Mosè. Con tutto il rispetto per chi si ostina a dire che l’entrata del Patrono all’interno del Comune è una tradizione, vorrei ricordare che si tratta invece di un’usanza in vigore da un ventennio.

In pratica dagli albori dell’era De Luca. Ritiene quindi che possa esserci una lettura politica in questo braccio di ferro, con Moretti che ha tentato di stoppare gli applausometri dell’ex primo cittadino e quest’ultimo, venerato quanto il Patrono, stizzito per la lesa maestà?

De Luca ha sempre partecipato con attaccamento alle varie edizioni della processione per dimostrare il suo legame con la città. La ritengo una scelta coerente con il suo modo di fare politica, ben diverso da quello dell’ex sindaco Vincenzo Giordano che, dichiarandosi ateo, non ha mai messo piede in nessuna iniziativa religiosa.

Riunioni ai piani alti, consigli comunali. Eppure ognuno resta sulle sue posizioni. Moretti ha minacciato di andare via da Salerno se la statua entrerà del Comune. Napoli ha ribadito che la tradizione non si tocca.

Non credo che lo pensi realmente. Immagino sia stato piuttosto uno sfogo, perchè anche gli arcivescovi sono uomini. Napoli e Moretti sono persone ragionevoli, per questo spero che di qui al 21 settembre si trovi una composizione. Anche perchè le tradizioni cambiano e nessuno se ne rizela. Vuol sapere un aneddoto?

Dica...

Per dieci anni sono stato segretario della sezione del Pci Giuseppe Di Vittorio. La nostra sede si trovava di fronte la questura e poichè tra i paranzieri di San Matteo c’erano molti operai del porto iscritti da noi, quando arrivavano in via Roma, il Santo faceva un inchino e nessuno si scandalizzava. San Matteo che omaggiava il Pci! Neppure l’allora arcivescovo don Guerino Grimaldi, che di certo non era dolce di sale, aveva da ridire.

Quindi è favorevole all’ingresso del Patrono nell’atrio di Palazzo di Città?

Non penso che ci sia nulla di cui scandalizzarsi. Altrimenti, che si trovi un compromesso. Potrebbe entrare solo l’arcivescovo per una benedizione mentre la statua del Patrono resta fuori.

Lei pensa che a Moretti starà bene? Ha già fatto tanti dietrofront.

Io credo solo che per evitare di finire sui media nazionali per le beghe di una processione, si possa trovare una mediazione che non mortifichi nè la Curia nè il Comune. Esistono tanti modi per evitare che ci siano perdenti da una parte e dall’altra. Impuntarsi non giova a nessuno.

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