Imprese e crescita Salerno a saldo zero 

Si equivalgono i numeri di imprese nuove e di quelle chiuse Attività edilizie e artigianali frenano la ripresa nel primo trimestre

SALERNO. Il saldo è sostanzialmente in parità. Perché nel primo trimestre del 2018 a Salerno il tasso di crescita è dello 0%, frutto di un equilibrio tra il numero delle nuove imprese (2.377) e delle aziende che hanno chiuso i battenti (2.382). Il dato, tuttavia, deve essere letto con le dovute cautele: tradizionalmente, nei primi tre mesi dell’anno il bilancio è quasi sempre negativo, poiché riflette l’accumularsi di cessazioni contabilizzate a gennaio ma riferibili in realtà agli ultimi giorni dell’anno precedente.
Al di là di questa considerazione tecnica anche il nuovo anno conferma il trend negativo per le imprese artigianali. Nel 2018, infatti, in questo settore, il tasso nati-mortalità fa registrare un segno negativo dello 0,93 per cento, frutto del rapporto tra cessazioni (436) e iscrizioni (261). In pratica molte attività artigianali non sono riuscite a risollevarsi dalla crisi economica e, in particolar modo, il lungo periodo nero ha colpito maggiormente a Salerno il settore dell’edilizia. A far pareggiare un po’ i conti, nel computo totale, è la crescita di alcune attività: noleggio, servizi alle imprese, attività professionali, scientifiche e tecniche. Quella salernitana, comunque, è la provincia campana in cui la ripresa economica sembra fare più fatica. La Campania, difatti, è tra le tre regioni che fanno registrare un saldo positivo (+0,07%). Merito delle perfermance di Napoli (+0,11%) e di Caserta (+0,20%). È questa - in estrema sintesi - la dinamica che emerge dalla lettura del report sulla natalità e mortalità, diffusi da Unioncamere - InfoCamere.
A livello nazionale l’andamento è contrastante, in quanto sono calate le cessazioni (tremila in meno rispetto al primo trimestre del 2017) ma, al tempo stesso, è suonato il campanello di allarme sulla vitalità imprenditoriale del sistema. E questo perché il dato sulle iscrizioni del primo trimestre del 2018 è il peggiore dei corrispondenti trimestri dell’ultimo decennio, a testimonianza del fatto che – nonostante i segnali di ripresa dell’economia italiana – le condizioni del mercato continuano a suggerire cautela a chi nutre progetti imprenditoriali. Dal punto di vista delle forme giuridiche, l’unico contributo positivo al saldo è venuto dalle imprese costituite in forma di società di capitali (+16.626 unità nel trimestre) che fanno registrare una crescita trimestrale dell’1%, in miglioramento rispetto al 2017 quando ci si fermò allo 0,85%.
L’analisi per forma giuridica ribadisce come la crisi continui a farsi sentire soprattutto fra le imprese individuali e, da qualche periodo con insistenza, fra le società di persone. In particolare, per le prime pesa la forte incidenza delle cessazioni sul totale delle chiusure del trimestre (il 70,6% di chi ha chiuso i battenti è costituito da imprese individuali) che, unita al contributo limitato alle iscrizioni totali (il 58,9%), basta a spiegare il saldo negativo dell’intero periodo.
I dati disaggregati in base alle quattro grandi circoscrizioni territoriali, mettono in luce saldi negativi fra iscrizioni e cessazioni per tutte le macroaree, sia per le imprese nel loro complesso che per le sole imprese artigiane. Esaminando le singole circoscrizioni, il Mezzogiorno fa registrare il migliore risultato del trimestre: “solo” -1.514 imprese, pari a una variazione negativa dello stock dello 0,07%. Tra i settori, i saldi positivi più significativi si registrano nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+1.326 unità, per una crescita dello 0,7%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (mille unità nei primi tre mesi del 2018) e nei servizi di informazione e comunicazione (+580). Rispetto al primo trimestre 2017, due tra i tre settori numericamente più consistenti dell’economia evidenziano un’inversione di tendenza, pur continuando a far registrare un segno “meno” davanti al proprio saldo, con perdite dello stock più contenute rispetto a dodici mesi fa: le costruzioni (-0,61% contro -0,67%) e le attività manifatturiere (-0,53% contro -0,57%). Il commercio continua invece ad arretrare perdendo quasi mille unità in più rispetto all’anno scorso: saldo negativo di 9.648 imprese (-0,57% in termini relativi), risultato peggiore di quello del 2017, quando il saldo si attestò a -8.766 unità.
Gaetano de Stefano
©RIPRODUZIONE RISERVATA.