Imprenditori dagli 007 per scovare i fannulloni

In aumento il numero delle richieste di verifica agli investigatori privati Così si sono scoperti doppi lavori, finte malattie e riunioni sindacali fantasma

I fannulloni si annidano anche tra le aziende private. A spiegarlo sono Marin Kume, Valentina Lamanna e Francesca Spremolla, investigatori privati che dal 2012 operano sul territorio salernitano. Tanti gli imprenditori che negli ultimi mesi hanno chiesto il loro aiuto per stanare chi, con le scuse più originali, cerca di fare tutto fuorché una cosa: lavorare. «Non è vero che gli assenteisti ci sono solo nel settore pubblico – confermano – Gli imprenditori già da tempo si tutelano e adesso la questione, essendo tema principale di molti talk show, ha preso piede prepotentemente. Dal piccolo industriale al grande gruppo, nessuno ha voglia di essere preso in giro». Tante le storie che sono passate sulle loro scrivanie. Dall’impiegato che sfruttava il periodo di malattia per portare avanti il secondo lavoro a chi utilizzava la legge 104, che consente di avere permessi retribuiti per accudire parenti disabili, per fare sport. Un identikit vario, segno che un “furbetto” tipo nel privato non esiste. «Noi ogni volta ci stupiamo – ammettono gli investigatori – perché ci troviamo ad agire su casi che sono delle vere e proprie sceneggiature cinematografiche degne di un Oscar».

A volte a essere stanato è anche chi dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori: «Molti sono i sindacalisti che, forti del loro ruolo, credono di potersi prendere gioco del titolare. Tanti delegati hanno millantato riunioni in altre ditte, mentre invece erano affaccendati a fare tutt’altro». Ma il caso simbolo è sicuramente quello di un quarantenne salernitano che aveva un doppio impiego: ufficialmente lavorava per una nota catena di supermercati. Ma, sistematicamente, usufruiva di lunghi periodi di malattia per lavorare in un’altra azienda impegnata nella grande distribuzione di prodotti alimentari. «La curiosità è che faceva tutto questo indossando il camice della prima azienda – aggiungo i tre professionisti – non curandosi minimamente di tutto quello che aveva messo in piedi». Il sistema, quasi sempre, viene scoperto da colleghi o dallo stesso imprenditore. «Vengono a chiederci aiuto perché si insospettiscono perché qualcuno fa da “talpa” – spiega Spremolla – Ma nonostante questo c’è gente che nega spudoratamente, anche davanti a delle fotografie. Si arriva a respingere le accuse anche in Tribunale».

Non esiste dunque un modello tipo nemmeno per quanto riguarda l’età. «Di solito sono i più giovani, gli under 40 per intenderci. Come il tipo che si allenava in piscina a fare tuffi dal trampolino ma in realtà era in malattia per problemi alla schiena – rivela Kume – Di solito il fannullone è colui che crede di poter agire senza che nessuno lo controlli. Più ha un ruolo di potere o indipendente, maggiormente sarà invogliato a trasgredire». Le richieste di investigare sono aumentati con l’avvento della crisi. «Mantenere un dipendente in malattia costa sotto tutti i punti di vista – sottolinea Valentina Lamanna – Costa perché bisogna pagare lo Stato per l’assistenza sanitaria e poi c’è da sostituirlo con un pari ruolo sul luogo di lavoro. Ecco perché, in prospettiva, si spende meno ad avere una nostra consulenza». Tutto avviene nel rispetto della legalità. «Siamo laureati in Giurisprudenza e ci aggiorniamo costantemente con dei corsi di formazione – garantiscono gli investigatori – Ci hanno chiesto se avevamo gli occhiali ai raggi X per spiare negli appartamenti o se potevamo risalire a conversazioni Facebook o Whatsapp. Non scherziamo, è tutto vero. Ci sono degli strumenti che utilizziamo, ma è tutto a norma di legge. Se è consentito lo facciamo, altrimenti non partiamo assolutamente».

Nel settore delle assenze dal lavoro in nove casi su dieci i sospetti sono fondati, mentre la totalità dei successi si registra nello spionaggio industriale. Una pratica diffusa nel Salernitano, soprattutto nelle aziende alimentari. «L'azienda non va bene e i soci si attrezzano per scappare. Solo che non lo fanno nel modo giusto e rubano brevetti e marchi – racconta Kume – I casi che abbiamo trattato ci hanno portato a registrate vere appropriazioni legate alle maggiori eccellenze del territorio, come mozzarelle e pomodori». Il cult, però, restano le truffe assicurative: «Sono dei veri e propri ammortizzatori sociali, ci campano famiglie – è la conclusione – Qui, purtroppo, c’è da registrare un’illegalità diffusa nel mondo delle istituzioni».

Domenico Gramazio

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