Imposta regionale, stangata sui lidi

Incremento che non ha eguali in Italia. Lacrime e sangue per i piccoli gestori che rischiano la chiusura

SALERNO. Se quello che si sta chiudendo è stato un anno di sacrifici per molti, il 2013 potrebbe essere ancora più denso di “lacrime e sangue” per il sistema turistico balneare campano. «La Campania è l’unica che ha previsto, nella legge finanziaria regionale del 27 gennaio 2012, l’aumento al 100 per cento dell’imposta sui canoni di concessone del demanio marittimo ad uso ricreativo e turistico». L’allarme arriva dalla Fiba Confesercenti della provincia di Salerno (Federazione italiana imprese balneari), secondo la nota pubblicata dall’ente «l’aumento dell’imposta regionale, che fino al 2011 era del 10 per cento, e dal 2012 è stata portata al 100 per cento, non ha avuto uguale applicazione nelle restanti regioni rivierasche anche del sud Italia, il cui onere attualizzato si aggira sul 10-15per cento, toccando un massimo del 30 per cento».

In termini pratici: se un concessionario di stabilimento balneare della Campania nel 2011 ha pagato allo Stato un canone demaniale di 20mila euro, l’imposta pagata alla Regione è stata di 2mila euro, mentre dal 2012, a fronte di un canone di 20mila euro, la tassa regionale sarà di altrettanti 20mila euro, per un totale di 40mila euro.

«Il mantenimento di un tale provvedimento creerà la scomparsa di tanti piccoli imprenditori – continua il comunicato firmato dalla Fiba – la Regione Campania si è mossa con l’unico intento di fare cassa, senza valutare le conseguenze che un tale atto comporterà per l’economia, a cominciare dalla stagione balneare 2013». L’invito, quindi, è a rivedere il Piano regionale di utilizzazione delle aree demaniali marittime, nel quale vanno individuate le zone del territorio da classificare nelle categorie “A” e “B”, sulla base dei criteri del requisito di alta, normale e minore valenza turistica. Non è un mistero, infatti, che attualmente tutte le aree demaniali marittime della Campania - a differenza delle altre regioni che hanno legiferato in materia - sono classificate di categoria “C”. Va, inoltre, effettuata la valutazione delle caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche del territorio. Devono essere esaminati: il grado di sviluppo turistico esistente, la balneabilità delle acque, la ubicazione ed accessibilità agli esercizi, le caratteristiche delle strutture, delle attrezzature e dei servizi, la classificazione degli stabilimenti balneari in base a punteggi di qualità e la disciplina dei prezzi. Senza trascurare la necessità di avere risposte omogenee dai Comuni sulle pratiche amministrative, sulle materie dei canoni concessori e loro pertinenze, sui continui incrementi degli oneri tariffari dei servizi. «Fiba Confesercenti della provincia di Salerno si muoverà, nei confronti del governo regionale e presso le Commissioni consiliari competenti, per ottenere l’abrogazione di questa norma vessatoria e perché sia adottato ogni ulteriore provvedimento legislativo idoneo ad evitare la distruzione di un settore produttivo vitale per l’economia campana», si legge a conclusione della nota. Per discutere della problematica sono già programmati degli incontri a Paestum, Agropoli, Pisciotta, Sapri e Costa d’ Amalfi.

Rita Esposito

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