Il virus fa dilagare la crisi: c’è il picco di case all’asta

SALERNO - Aumentano in Italia sia le case che le strutture ricettive finite all’asta. Gli effetti provocati dalla crisi per la pandemia, dunque, fanno sentire tutti i loro effetti. È quanto emerge dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea che mette in risalto come il numero degli immobili finiti all’asta sia aumentato del 20,2% in sei mesi e del 59,5% in un anno e mezzo: le procedure in corso sono infatti 13.764, a fronte delle 11.444 rilevate a luglio 2021. Una crescita che va in controtendenza, rispetto a quanto emerso la scorsa estate, quando si era registrato un calo di oltre il 24% rispetto all’inizio dell’anno. E diventano di più (+ 9%) anche le procedure in corso che riguardano alberghi, bed & breakfast, motel, villaggi e simili. In base all’ultimo aggiornamento fornito da Sogeea, infatti, le strutture turistico ricettive in vendita con la procedura dell’incanto sono 158, a fronte delle 145 rilevate all’inizio di luglio 2021. L’aumento evidenziato nell’anno precedente, quindi, è stato confermato.

La tendenza ha proseguito la sua marcia trainata soprattutto dal Centro e nelle isole, più contenuta nel Nord e al sud. Il 55% degli immobili oggetto dell’analisi è localizzata in tre regioni del centro e nelle Isole. La regione italiana con più strutture all’asta è la Sardegna con 20 alberghi, in Sicilia 19 la Toscana 18, la Campania 17 e il Lazio 18. “Come accade nel comparto residenziale - spiega il professore Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi - anche in questo caso a pagare dazio sono soprattutto le realtà imprenditoriali di dimensioni contenute: il 55% dei complessi turistico ricettivi finiti all’asta ha un prezzo inferiore al milione di euro, una quota del mercato assolutamente in linea con quella rilevata nello studio di luglio 2021».

Gaetano De Stefano

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