Il viaggio dei disperati Incastrati i gestori del traffico di migranti

Gli stranieri restavano per giorni senza acqua e medicine Dieci arresti. Il capo era un somalo residente in Germania

Pacchetto completo. Tutto incluso, giusto per mutuare le formule dei più affermati tour operator, compresi i documenti falsi per poter varcare in totale tranquillità le frontiere dei Paesi da attraversare prima di rivedere mariti, mogli, genitori e figli e cominciare una nuova vita lontano da guerre e carestie. Peccato che nel caso dell’associazione a delinquere sgominata da un’attività di polizia internazionale, i “soggiorni” nelle diverse tappe dei tanti viaggi della speranza non erano “stellati” bensì in cantine umide e sottoscala maleodoranti dove le vittime-clienti rimanevano giorni senza mangiare, senza bere e, in alcuni casi, privi delle medicine di cui avevano bisogno per sopravvivere. Sono queste le condizioni che gli inquirenti, capitanati dagli uomini della squadra mobile di Salerno diretti dal vice questore aggiunto Tommaso Niglio, hanno cominciato a ricostruire all’indomani dell’arrivo nel porto cittadino, il 22 aprile del 2015, della corvette “Chimera” della Marina Militare dalla cui pancia uscirono ben 545 migranti, principalmente di nazionalità somala, salvati nel canale di Sicilia. Una volta messi in salvo in una struttura di Sicignano degli Alburni, raccontarono agli agenti che alcuni di loro erano stati incaricati, una volta sbarcati in Italia, di fuggire dai centri di accoglienza per evitare le procedure di identificazione, e di contattare, una stessa utenza telefonica il cui titolare avrebbe agevolato, dietro versamento di denaro, l’ingresso illegale nei Paesi europei di destinazione. Partirono così le intercettazioni telefoniche che hanno poi permesso l’esito positivo dell’operazione conclusasi con dieci misure di custodia cautelare in carcere e tre agli arresti domiciliari emesse, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia, dal gip del Tribunale di Salerno, nei confronti di altrettanti trafficanti di uomini, tutti cittadini di nazionalità somala a cui sono stati contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, realizzata anche mediante l’impiego di trattamenti inumani e pericolosi per l’incolumità dei migranti. Al vertice del sodalizio, ramificato in più parti del territorio nazionale, è stato individuato un cittadino tedesco di origine somala, Mahdi Abdisalan Kalif, attualmente dimorante in Germania, per il quale è stato richiesto, ed ottenuto, l’esecuzione di un mandato di arresto europeo. Kalif riusciva a veder caricati sulla prepagata usata per i suoi loschi affari anche 150mila euro al mese, i viaggi costavano ai migranti dai 2 ai 5 mila euro. A gestire le comunicazioni sul territorio era Fowzi Ahmed, somalo classe ’93, residente a Firenze; era lui che intratteneva contatti sia con connazionali che intendevano essere rassicurati sulle condizioni di salute dei loro familiari sbarcati in Italia, sia con Anisa Abdirahman Abdallah, unica donna tra gli arrestati, con la quale discorreva, in lingua somala, di ingenti somme di denaro da gestire, di passaporti falsi, di accompagnamento di viaggiatori verso Paesi del Nord Europa, di alloggi messi a loro disposizione da terze persone, di partenze per località di confine, e dunque di argomenti che lasciavano ipotizzare l’esistenza di un’organizzazione che si serviva di diverse figure in tutt’Italia, volta ad agevolare per fini di lucro l’immigrazione clandestina.

Fiorella Loffredo

©RIPRODUZIONE RISERVATA