«Il vescovo non ci tolga la nostra guida»

Contro il trasferimento di don Massimiliano appello a Moretti: «Con lui siamo comunità»

«Questa parrocchia e questa zona hanno bisogno del suo caldo abbraccio». A dirlo, ieri pomeriggio, davanti alla chiesa di Sant’Eustachio Martire, una nonnina dolcemente battagliera che come tanti altri assidui frequentatori della chiesa della zona orientale della città – donne, uomini, giovani, anziani e tantissimi bambini – anche ieri sono scesi in strada per manifestare contro il trasferimento, imposto dal vescovo Moretti, del “loro” don Massimiliano Corrado, promosso a parroco ma a Bellizzi, nella chiesa di Belvedere dove già il prossimo 4 ottobre è previsto il suo ufficiale insediamento. Mentre i fedeli attaccavano striscioni e chiacchieravano tra di loro sul sagrato della chiesa di Sant’Eustachio, una delegazione si è recata nella chiesa della Madonna delle Grazie per incontrare il vicario di Moretti, don Biagio Napoletano, al quale hanno manifestato il loro disappunto per la decisione del vescovo.

«Ci ha detto che capisce il nostro dispiacere, ha raccolto le nostre parole e ha assicurato che le riferirà al vescovo ma ci ha anche confermato che lui può poco e che, come ben sappiamo, la decisione spetta a Moretti», ha affermato Pasquale Viscido, che insieme a Emanuela Apicella, Daniel Lakelin, Donata Frasca e altri fedeli ha incontrato il sacerdote. Insomma, niente di fatto per il popolo di don Massimiliano che ieri era ancor di più in fermento e che domani minaccia di non prendere parte alla cerimonia organizzata dal parroco di Sant’Eustachio, don Alfonso Santamaria, per salutare il giovane prete in partenza, «un padre, un amico, un compagno di giochi e un fratello» per molti giovani parrocchiani a loro detta.

«Io sono un’ex operatrice dell’oratorio che per grazia di Dio è stato inondato da una marea di bambini da quando c’è don Massimiliano – afferma Esmeralda Casella – Lui è andato a chiamarli casa per casa, ha conosciuto i genitori e ha richiamato anche loro. Ora sull’altare non si vedono solo i bambini ma anche gli adulti. Io ora vivo a Pavia – continua la signora, una delle più infervorate «per l’ingiustizia subita» – quindi non sono legata al personaggio in sè ma a quello che ha costruito qui. Un vero miracolo».

A darle man forte Matilde D’Elia: «Frequento questa parrocchia da sempre perchè sono nata qui – dice – dopo un periodo di allontanamento, quando ho avuto i figli mi sono riavvicinata. Fino a tre anni fa c’è stato solo don Alfonso che ha fatto comunque il suo lavoro ma poi è arrivato don Massimiliano e c’è stata una vera rivoluzione. Ha coinvolto i bambini soprattutto, ma anche noi grandi perchè il modo di celebrare, di condividere sia i momenti belli che quelli brutti ci hanno completamente conquistato. È una figura che ha fatto risorgere questa chiesa che comunque era stata un po’ abbandonata. E ora vogliamo capire perchè deve andare via. Nulla da dire sul nuovo prete che verrà perchè non lo conosciamo e nessuno può giudicare; don Massimiliano ci ha sempre detto che lui vuole la pace, ai bambini ha chiesto il sorriso, non voleva lacrime ma ci è venuto dal cuore manifestare affinchè resti con noi perchè abbiamo bisogno di un punto di riferimento. Il papa vuole che i giovani si avvicinino alla chiesa, noi ci siamo avvicinati con don Massimiliano, perchè togliercelo ora?».

In tanti, ieri, si sono riuniti per rivolgere un accorato appello al vescovo Moretti affinchè non privi Sant’Eustachio di una guida così amata: «È un sacerdote che ha la capacità di toccare il cuore di tutti - afferma Michela Gioia – è in grado di avvicinare alla parrocchia bambini, giovani anziani, ha una parola che conquista tutti modi di pensare a tutte le età. Ha avvicinato tanti giovani, ci tiene tantissimo alla pastorale giovanile ed è diventato un punto di riferimento per tanti ragazzi tolti dalla strada che senza di lui si sentirebbero abbandonati». È indubbio che quello di Sant’Eustachio non sia un quartiere semplicissimo in cui i giovani, spesso, non avendo valide alternative, rischiano di perdersi: «Da quando c’è don Massimiliano – racconta la 19enne Luisa Anna Fortunato – si sono convertite tante e tante persone. Ho visto miei coetanei il giorno prima perdere tempo sotto i portici il giorno dopo travolti dall’entusiasmo e dall’esuberanza di don Massimiliano. Qui serve una persona come lui. Ormai ogni domenica è una festa, arrivano persone anche da fuori al quartiere, anche da fuori città, per prendere parte alle messe celebrate da lui. Sembra sempre Natale».

Infine Concetta D’Onofrio: «Io sono di Santa Margherita ma la mia parrocchia da quando c’è don Massimiliano è questa. Qui i miei figli hanno fatto la prima comunione e qui voglio rimanere. Lotteremo fino alla fine per non perdere chi ha saputo insegnarci la fede».

©RIPRODUZIONE RISERVATA