L'INCENDIO

Il Valico ancora in fiamme. A Cava appiccati altri roghi 

La mano di esperti dietro l’incendio partito sabato mattina dalla Provinciale 2

CAVA DE’ TIRRENI. Continuano a bruciare le aree verdi del territorio cittadino di Cava: dopo il grosso rogo che ha interessato il parco Diecimare (ex oasi protetta del Wwf) e che ha visto impegnate per due giorni le squadre della Protezione civile in collaborazione con i residenti della zona, la squadra dell’ufficio Foreste della Provincia di Salerno e i Direttori operatori di spegnimento della Regione Campania, altri incendi hanno interessato le periferie della valle metelliana. Fiamme sono state avvistate in località Sant’Antuono di Passiano. Rapido l’intervento di due squadre anticendio boschivo del gruppo comunale di Protezione civile. Altro incendio, nella giornata di ieri, ha interessato, invece, località Citola. Insomma, una situazione di grande allerta sulla quale si sta cercando di far luce considerato che nella maggior parte dei casi si immagina che le cause dei roghi siano di origine dolosa. Costantemente aggiornato sul lavoro svolto dal gruppo anche il sindaco Vincenzo Servalli che in queste ore si è portato personalmente presso il campo base della Protezione civile, sito in località Breccelle, in compagnia del consigliere Giovanni Del Vecchio per sincerarsi della situazione e seguire da vicino le operazioni di spegnimento.
«Ringrazio il nucleo della Protezione civile di Cava per l’impegno profuso in queste ore, soprattutto in relazione all’incendio divampato a Diecimare – ha commentato Del Vecchio – Presso il campo base ho potuto apprezzare la professionalità e la dedizione di tutti gli operatori impegnati. Trattandosi di volontari mi sento di esprimere, a nome della città e dell’amministrazione comunale, un sincero ringraziamento a per l’opera che ancora in queste ore di grande caldo stanno prestando».
Intanto, sul Valico di Chiunzi, mentre si analizza l’innesco chimico trovato nella zona dell’incendio, le fiamme continuano a bruciare. L’emergenza in Campania è tale che la sala operativa regionale deve mettere in fila le richieste di intervento per i mezzi aerei. Nel frattempo non si può che aspettare, mentre le fiamme bruciano. In tre giorni l’incendio partito sabato mattina dalla Sp2, nelle vicinanze del Valico di Chiunzi, ha bruciato a macchia di leopardo i fianchi di tre cime dei Monti Lattari. Lo spiegamento di uomini è grande, ma per aver ragione del fuoco è necessario il supporto dei mezzi aerei. I direttori delle operazioni di spegnimento hanno verificato che il solo intervento valido sarebbe stato quello del canadair. Un elicottero, vista la lontananza delle cime in fiamme dal Golfo di Napoli, avrebbe portato ad un lancio d’acqua ogni 20 minuti: un lasso di tempo troppo lungo perché l’operazione possa risultare efficace. È stato necessario attendere i canadair, più veloci e potenti, fino a pomeriggio inoltrato. Un’attesa condita da un’amara certezza: l’incendio è doloso. E si tratta dell’opera sofisticata di qualcuno che sa il fatto suo, avendo operato con fertilizzanti e reagenti chimici.

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