Il Tribunale nega le cure a Marta

Rigettata la richiesta di infusione di cellule staminali sulla piccola. I genitori: «Faremo ricorso»

Il Tribunale di Salerno ha detto “no” alle cure staminali per la piccola Marta Cupo.

Rigettata, infatti, ieri mattina la richiesta di accesso alle cure con cellule staminali presentata dai genitori della bimba, Paola Sivoccia e Fabio Cupo assistiti dall’avvocato Teresa Parrella, che adesso avranno quindici giorni per presentare ricorso e tentare di strappare un “si” al collegio che giudicherà il caso di qui a qualche settimana.

«Non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci - hanno detto i genitori di Marta - questa sentenza senza dubbio ci lascia senza parole ma non ci scoraggia, tutto ciò che potremo fare per nostra figlia sarà fatto, perché il diritto alla vita, alla salute e a una migliore condizione è innegabile». Le motivazioni pubblicate ieri dal Tribunale, che in verità avrebbe dovuto pronunciarsi già lo scorso sabato, asseriscono che la patologia di Marta non appartiene alle malattie neurodegenerative e che, dunque, non c’è motivo di fare infusioni di cellule staminali. La famiglia della bimba è sgomenta: «Siamo consapevoli - hanno detto i genitori - che nostra figlia non può peggiorare ma non capiamo perché negarle il diritto di stare meglio. I medici sostengono che con il metodo Vanoni, Marta potrebbe migliorare sotto molti aspetti anche perché la bimba adesso non parla, non cammina e non sta seduta da sola. Per noi anche il minimo miglioramento sarebbe una grande conquista ma il Tribunale al momento ce l’ha negato».

La speranza è che i tre giudici che dovranno pronunciarsi su questo caso siano più clementi e capiscano l’importanza di consentire a Marta di stare meglio. «Faremo ricorso - hanno annunciato Paola e Fabio - non lasceremo nulla di intentato e ci batteremo affinchè il diritto alla salute di nostra figlia, costituzionalmente tutelato, sia finalmente garantito e rispettato». Quella della famiglia Cupo è una battaglia di civiltà, in un Paese in cui evidentemente c’è ancora grande confusione su un argomento di estrema importanza come quello delle cure sperimentali con cellule staminali. L’unico modo di avere il “permesso” a curarsi passa attraverso le aule di giustizia e non sempre le leggi e le casistiche vengono giudicate con gli stessi parametri, determinando, di fatto, grandi disparità di trattamento fra quelli che sono e rimangono bambini che hanno tutto il diritto a vivere una vita migliore.

«È impensabile - ha detto ancora la mamma della piccola Marta - che davanti alla possibilità di avere una vita anche leggermente migliore ci si debba fermare perchè nessuno è in grado di presentare e far approvare una legge che parli chiaro e che ci renda tutti uguali. È vero, ci sono bambini in condizioni peggiori di Marta che hanno urgenze diverse ma è anche vero che se ci fossero più strutture a somministrare le cure e un programma statale serio sull’argomento, le possibilità di cura sarebbero realmente aperte a tutti, non come accade adesso. Se anche avessimo l’assenso del giudice - conlude - le liste d’attesa sono lunghissime e questa non è una condizione degna di un paese civile».

Carmen Incisivo

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