«Il testo della Camera non va bene»

Rosario Rago, presidente di Confagricoltura Salerno, chiede una modifica

SALERNO. Non è ancora ufficialmente entrata in vigore ma la nuova legge sul caporalato, che in parte sostituisce e aggiorna quella approvata nel 2011, fa già molto discutere. Da un lato la politica e il mondo delle organizzazioni sindacali che esultano per un risultato straordinario, dall’altra ci sono gli imprenditori agricoli che nelle norme votate alla Camera – e che ora dovranno passare al vaglio del Senato prima dell’approvazione definitiva – vengono giudicate troppo stringenti e che rischiano di far incappare nelle sanzioni pecuniari e penali anche chi con il caporalato non c’entra nulla.

Nel testo della nuova legge, infatti, oltre a essere aumentate le pene per gli intermediari e gli sfruttatori, con la reclusione da uno a sei mesi e una multa da 500 a mille euro per ciascun lavoratore reclutato (se c’è violenza e minaccia le pene vanno dai cinque agli otto anni di reclusione e una multa da mille a duemila euro per ciascun lavoratore), c’è anche la confisca delle aziende per quegli imprenditori che non pagano le retribuzioni o le applicano in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati con le organizzazioni sindacali, oppure si rischia il controllo giudiziario fino a quando non verranno rimosse le condizioni di sfruttamento del lavoro.

«È una legge scellerata», ha accusato Rosario Rago, imprenditore della Piana del Sele e presidente di Confagricoltura Salerno. «Siamo stati tra i promotori di questa nuova legge – ha ricordato – ma ci sono norme troppo stringenti. Sappiamo bene che chi sfrutta il lavoro nero fa concorrenza sleale anche alle aziende sane, ma non possiamo rischiare la confisca o la chiusura dell’azienda se commettiamo errori che nulla hanno a che fare con il caporalato. Se la mia azienda – ha spiegato – ha bisogno di fare straordinari perché legati alla tipologia di coltura che si sta raccogliendo, aumenta l’orario di lavoro ma non può incorrere nelle sanzioni anche se paga regolarmente i braccianti agricoli».

In questo modo, sostengono da Confagricoltura, si rischia di non poter fare più impresa. «Per questo – ha evidenziato Rago – restiamo fortemente critici nei confronti di questa legge e speriamo che ci siano modifiche all’interno delle norme attuative che il Governo dovrebbe emanare dopo l’approvazione della legge di Stabilità. Nel frattempo, non faremo mancare il nostro sostegno alle aziende associate». Per le quali il vero problema resta il reclutamento della forza lavoro, o meglio un sistema efficace che possa far superare quello legato allo sfruttamento. «Non esiste – ha sostenuto ancora Rago – un elenco dal quale le aziende possano selezionare il personale. Come Confagricoltura da qualche mese siamo partiti con il progetto AgriJob. In pratica stiamo costruendo una nostra banca dati da mettere a disposizione degli associati per selezionare manodopera. È un lavoro che richiederà molto tempo, ma non ce ne sono altri». Quasi due anni fa, ci aveva provato la Cgil con il progetto del collocamento agricolo che avrebbe dovuto coinvolgere amministrazioni locali e aziende. A oggi, sono quindici quelle che hanno aderito alla Rete. «Torneremo a sollecitare i Comuni della Piana del Sele – ha promesso Anselmo Botte della Cgil Salerno – per riuscire a creare un sistema virtuoso da mettere a disposizione degli imprenditori e superare definitivamente il fenomeno del caporalato». (m.a.c.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA