Il Tar sull’ex Cofima Alt all’acquisizione da parte del Comune

Il giudice ha sospeso gli effetti dell’ordinanza municipale Oggi i locali sarebbero entrati nel patrimonio dell’ente

Il Tar ha sospeso gli effetti dell’ordinanza comunale del 28 settembre, che da oggi avrebbe fatto acquisire al patrimonio pubblico il lotto abusivo dell’ex Cofima. Un decreto firmato dal presidente Antonio Onorato ha accolto ieri le istanze cautelari presentate dalle società “Califano & Panico” e “Beatrice Immobiliare” (assistite dall’avvocato Fulvio Bonavitacola) a cui il provvedimento municipale ordinava di «sospendere le attività di lottizzazione abusiva sull’immobile ex Ceramica Cava spa», poi Cofima. L’atto emanato dal settore Urbanistica precisava inoltre che «trascorsi novanta giorni, ove non intervenga la revoca del presente provvedimento, le aree lottizzate sono acquisite di diritto al patrimonio disponibile del Comune». Ieri invece il Tribunale amministrativo ha bloccato gli effetti dell’ordinanza, in attesa che il 10 gennaio una trattazione collegiale in camera di consiglio decida sulle domande di sospensiva presentate dalle due società. In quella sede si discuterà anche del ricorso depositato dalla curatela fallimentare della Cofima (avvocato Marcello Fortunato), a cui sempre ieri il Tar ha concesso l’abbreviazione dei termini che ne consentirà la partecipazione all’udienza di gennaio.

Alla curatela, prima che un’indagine della magistratura rivelasse il carattere abusivo degli immobili, il Comune aveva versato 4 milioni e 200mila euro per l’acquisizione dei locali, sottoscrivendo un mutuo per finanziare l’operazione. Adesso Palazzo di Città vorrebbe che l’atto di compravendita fosse annullato e ha deciso di avviare contro la curatela (che non avrebbe reso noto il carattere abusivo delle opere) un’azione legale per il recupero delle somme versate. Ma il “caso Cofima” è già diventato oggetto di un’inchiesta giudiziaria condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, che per quell’atto di acquisto ha indagato il sindaco Marco Galdi e quindici consiglieri di maggioranza. Gli inquirenti sospettano che non tutti fossero all’oscuro della lottizzazione abusiva e che tuttavia si sia deciso di comprare l’immobile, nonostante l’ente potesse avviare una procedura per entrarne in possesso a costo zero. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro ha ascoltato il presidente del consiglio comunale, Antonio Barbuti, che ha ricostruito l’iter della compravendita e ha assicurato di non essere a conoscenza degli abusi edilizi. «Sono curioso di sapere – ha aggiunto – se c’è qualcuno che, in cattiva fede, ci ha indotto in errore».

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