Il Tar sconfessa la Procura «I pontili sono legittimi»

Accolto il ricorso contro la riduzione degli spazi imposta dall’Autorità portuale Sul caso c’è un’indagine penale che ipotizza l’occupazione abusiva del demanio

Quegli ormeggi, per cui l’Autorità portuale aveva ordinato la rimozione e la Procura ha aperto un’inchiesta, sono legittimi e possono restare al loro posto. Lo ha stabilito il Tar, accogliendo il ricorso dei gestori dei pontili che avevano impugnato la diffida dell’Authority e minando alla base l’indagine penale, che ipotizza una occupazione abusiva del demanio ed è sfocciata lo scorso marzo, negli avvisi di conclusione delle indagini. Nel mirino ci sono catenarie e corpi morti che si allungano dai pontili per ancorarsi al fondale e che secondo l’accusa finiscono per eccedere i limiti della concessione. Per il Tribunale amministrativo, però, quei limiti valgono in superficie ma non possono applicarsi anche sott’acqua, pena la riduzione di fatto dell’area in concessione, perché le cime non possono che estendersi in trasversale. «Tale soluzione – scrivono i giudici – è la più coerente con l’intima essenza della concessione demaniale marittima». Posto che il «corpo morto non può che essere installato a distanza significativa dalla prua dell’imbarcazione» e che «non è mai perpendicolare» ad essa, il Tar trae la conclusione che «in assenza di espressa menzione nell’atto concessorio, deve ritenersi che la concessione non imponga l’installazione del corpo morto all’interno dello specchio d’acqua, pena il sostanziale svuotamento della concessione stessa». È la tesi che gli imprenditori indagati (una decina) porteranno anche davanti agli inquirenti e che in tre (assistiti dagli avvocati Marcello Fortunato e Lorenzo Lentini) hanno sostenuto davanti al Tar ottenendo la revoca delle ingiunzioni di sgombero.

Il braccio di ferro è iniziato nel gennaio del 2014, quando la “Sct Salerno container terminal” di Agostino Gallozzi ha chiesto all’Autorità portuale la verifica sulle concessioni ai pontili da diporto. Un mese dopo, l’imprenditore ha inoltrato a Comitato portuale e Capitaneria una nota in cui si rilevavano irregolarità e ad aprile una relazione dell’ingegnere Ermanno Freda ha censurato i pontili Ventura, i Soriente e quelli del centro nautico Diemme. L’intimazione ad arretrare, ora annullata dal Tar, parte da lì; nel frattempo era stata chiesta a tutti i gestori una perizia giurata sull’area occupata e le anomalie erano state segnalate alla Capitaneria di porto, che ha avviato l’indagine penale. I due procedimenti sono andati avanti in parallelo. Dopo l’avviso di conclusione delle indagini, si attende ora che il sostituto procuratore Mariacarmela Polito decida se chiedere il rinvio a giudizio. Il Tar, intanto, si è espresso per la liceità delle condotte.

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