CAMORRA

Il superboss Cesarano vicino alla laureaDiscuterà la tesi in videoconferenza

Fuggì dall'aula bunker di Salerno. Ora "Nanduccio" è prossimo a diventare dottore in Sociologia presso l’Università degli Studi di Napoli. Esami completati in cella

Pochi dettagli, un ultimo sforzo e riuscirà ad arrivare al traguardo prefissato: la laurea in Sociologia. Una meta ambita e, tutto sommato, abbastanza agevole per chi, come lui, si è impegnato a fondo negli studi, ha sostenuto gli esami e ora attende di parlare con il docente di riferimento per discutere l’argomento della tesi. Ma lui non è una persona qualunque: è Ferdinando Cesarano, noto come "Nanduccio e’ Ponte Persica".
Secondo i giudici e le loro sentenze, il 53enne di Torre Annunziata è stato per anni il braccio destro del boss dei boss Carmine Alfieri, il killer dagli occhi di ghiaccio il cui nome fa ancora paura. Dopo la rocambolesca fuga dall’aula bunker di Salerno del 22 giugno del ’98 con il fidato Geppino Autorino (poi ammazzato in un conflitto a fuoco) e la sua altrettanto rocambolesca cattura del 10 giugno del 2000, "Nanduccio" non ha più messo fuori il naso da un carcere. Ristretto al 41bis con la prospettiva di un "fine pena: mai", il boss di Ponte Persica ha affinato in cella quelle che erano le doti che spesso gli stessi magistrati - che pure l’hanno messo sotto torchio - gli riconoscevano: l’intelligenza, il gusto per la cultura - giuridica e non - la caparbietà.
E così, nelle lunghe giornate trascorse tra processi in videoconferenza e l’unica ora d’aria che gli è concessa, Cesarano ha deciso di iscriversi alla Facoltà di Sociologia dell’Universitá di Napoli. Negli ultimi tre anni ha superato gli esami previsti dal programma, i primi direttamente in Facoltà, sebbene in segreto e tra mille precauzioni; poi, con l’ulteriore restrizione del 41bis (attualmente il boss è rinchiuso nel carcere di Parma, in un reparto speciale, in completo isolamento) ha iniziato a sostenere le prove solo in videoconferenza.
Da buona matricola, completato il ciclo di studi, "Nanduccio" ha avanzato ora attraverso il suo legale di fiducia, l’avvocato Raffaele Francese (il boss è difeso inoltre anche dagli avvocati Antonio Cesarano e Filippo Trofino) una nuova istanza al Dap, il Dipartimento degli affari carcerari: vuole incontrare il suo professore per concordare con lui l’argomento della tesi. Un incontro mediato comunque dal collegamento in videoconferenza. Da qui la richiesta di provvedere, presentata un paio di giorni fa dal legale salernitano. Una laurea in Sociologia, dunque, per il boss irriducibile appassionato del Rinascimento. Un boss - hanno raccontato per anni le cronache giudiziarie - inflessibile; che quando la camorra decideva di uccidere non si tirava mai indietro. Decine di accuse per difendersi dalle quali ha girovagato per anni tra i tribunali di tutta la Campania, inveendo dalla gabbia contro i suoi accusatori, i suoi ex amici del direttivo, diventati "infami", collaboratori di giustizia. Un uomo di "rispetto": ventitrè anni fa al Circolo dei Pescatori, il 24 agosto del 1984, nell’eterna lotta contro gli odiati Gionta, fu il protagonista di una delle stragi di camorra più atroci della storia criminale: otto morti e una ventina di feriti.Cesarano paga ora i suoi debiti con la giustizia. Un debito pesante che non ha prospettiva, non ha futuro se non quello di vivere isolato in una cella fino alla fine dei suoi giorni. Ma lui non si smentisce, si è posto subito un nuovo obiettivo: diventare dottore. Sebbene in videoconferenza.