Il sindaco vieta il transito sulle vie dell’area collinare 

Il provvedimento di Canfora sarà in vigore fino al termine dell’allerta meteo Non sarà consentito neppure l’accesso ai fondi agricoli della zona a rischio

Autunno e piogge in arrivo, si teme per il pericolo alluvioni. Nell’estate dei roghi, il monte Saro e il monte Saretto sono stati colpiti duramente dagli incendi e sono andati in fumo quasi 50 ettari di vegetazione, mentre le vasche di contenimento dislocate sul territorio comunale colpito dalla frana del 5 maggio 1998 non hanno ricevuto, fino ad ora, delle congrue opere di manutenzione e pulizia. Il sindaco Giuseppe Canfora, nei giorni scorsi, era stato chiaro: «Si tratta di fare la manutenzione a sei o sette vasche e di bonificare circa 25 chilometri di canali. Servirebbero tra i 500mila e i 600mila euro per provvedere». E così, nella giornata di venerdì, ha firmato un’ordinanza che intima alla cittadinanza a restare lontano dalle zone più critiche “È vietato alla cittadinanza transitare sulle strade della fascia collinare e pedecollinare, nonché di raggiungere i fondi agricoli ivi situati, fino al termine dell’allerta meteo”.
Già qualche mese fa gli esperti lanciarono un allarme in seguito alla necessità di attuare dei piani di prevenzione. Così si espresse Luigi Vinci, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli: «Gli incendi, con la distruzione di ampie zone di vegetazione, fanno temere, con le prime piogge di fine estate, frane e colate di fango. Per fronteggiare questa eventualità vanno attuati numerosi interventi. La Regione dia vita a una cabina di regia tecnico-istituzionale per pianificare e gestire tutti gli interventi da realizzare dopo l’emergenza incendi, sia a breve e che a lungo termine, per la sicurezza e la riforestazione». Alla stessa maniera Franco Ortolani, docente di Geologia all’Università Federico II: «La cenere degli incendi ha creato una sorta di impermeabilizzazione del terreno e quando questo versante viene investito da un nubifragio, l’acqua non riesce a infiltrarsi e comincia a scorrere sul pendio. Così già dopo 20 metri si trasforma in una piccola colata detritica che può aumentare arrivando a valle come colata di enormi dimensioni, in grado di mettere a rischio l’incolumità delle persone, perché durante lo scorrimento l’acqua ingloba massi e tronchi bruciati. Considerato tutto questo, bisogna cartografare le zone colpite dagli incendi e poi ci vuole un piano di protezione civile locale e un sistema di allarme idrogeologico».
Danilo Ruggiero
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