Il sindaco rinviato a giudizio «Diffamò consigliere comunale»

Camerota, Romano e il capo staff Troccoli avrebbero accusato ingiustamente Pierpaolo Guzzo Al centro della vicenda 20 ettari di terreno pubblico al Pozzallo finiti anche sui manifesti elettorali

CAMEROTA. Il sindaco di Camerota Antonio Romano e l’ex sindaco Antonio Troccoli (attualmente responsabile di servizio del Comune) sono stati rinviati a giudizio per diffamazione a carico del consigliere comunale Pierpaolo Guzzo e del padre Giovanni in merito al caso “Pozzallo”. Secondo il pm Alfredo Greco, Romano e Troccoli avrebbero accusato ingiustamente i Guzzo di essersi impossessati illecitamente di 20 ettari di terreno comunale in località Pozzallo. Il presidente del tribunale di Vallo della Lucania Elisabetta Garzo, attualmente con funzioni di gip, ha disposto il rinvio a giudizio dei due politici.

E’ questo l’ultimo atto di un’indagine, nata a seguito delle accuse mosse durante l’ultima campagna elettorale a Camerota dal sindaco Romano e da Troccoli contro il padre di Guzzo, responsabile, a loro dire, di essersi impossessati di un vasto appezzamento comunale in località Pozzallo con il benestare del figlio Pierpaolo, allora candidato nelle lista avversaria. Accuse ritenute assolutamente infondate dai magistrati vallesi che hanno mandato a processo il primo cittadino e il suo braccio destro per diffamazione ed in concorso di reato (art.595 e 110 del codice penale).

Gli stessi, inoltre, dovranno anche rispondere in sede di processo per il non rispetto della chiusura della compagna elettorale nei termini previsti dalla legge.

Insomma guai giudiziari per il sindaco Romano che ora dovrà difendersi con carte alla mano all’interno di un’aula di tribunale, rischiando una condanna fino a tre anni di reclusione. Il gip ha fissato l’udienza preliminare per il 19 marzo 2014. «Ho appreso la notizia con grande soddisfazione – ha dichiarato Pierpaolo Guzzo – ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Chi ha sbagliato è giusto che paghi». Una tesi, quella di Guzzo, verificata anche dai carabinieri che hanno portato avanti le indagini per alcuni mesi. Romano e Troccoli durante l’ultima campagna elettorale avevano anche distribuito e fatto affiggere volantini e manifesti accusatori contro il consigliere allora candidato. Più volte durante i comizi avevano chiesto per questo motivo le dimissioni di Guzzo.

«Come già anticipato chiederò loro i danni cagionati a me e alla mia famiglia – continua Guzzo – gettavano fango su di me per sconfiggermi in campagna elettorale. Poi visto il risultato ancora oggi continuano ad inquinare il clima amministrativo con infamie e menzogne di natura personale».

Guzzo nei mesi scorsi aveva anticipato al sindaco tramite alcuni giornali locali la volontà di dichiararsi parte civile nel processo con richiesta di risarcimento danni pari a un milione di euro.

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