Il sindaco: «Non chiuderemo le Pisano»

Napoli ha spiegato al comitato che sarebbe solo propaganda e che le fonderie si devono trasferire

«La stella polare dell'amministrazione di Salerno è la salute dei cittadini. Bisogna però fare dei passi prudenti e produttivi. Ritengo che un atto di chiusura sarebbe solo un atto propagandistico poiché sarebbe impugnato un minuto dopo». Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, risponde in maniera chiara e con cautela alle richieste di chiusura delle Fonderie Pisano avanzate dal comitato “Salute e Vita”. Durante l'atteso incontro di ieri mattina a Palazzo di Città tra i membri del comitato e la squadra di Napoli, composta dall’assessore al Bilancio e allo Sviluppo Roberto De Luca, all’Ambiente, Angelo Caramanno e all’Urbanistica, Domenico De Maio, si sono chiarite le posizioni sia dell’amministrazione comunale e sia del gruppo di cittadini, tornati a chiedere la chiusura dello stabilimento di via dei Greci. «Abbiamo riscontrato ulteriori irregolarità da parte delle Pisano – accusa Lorenzo Forte, portavoce del comitato - In primo luogo perché al Comune di Salerno manca la dichiarazione di inizio attività che i Pisano avrebbero dovuto produrre sin dal loro primo insediamento nel 1961. In secondo luogo, secondo le documentazioni che abbiamo raccolto, prese dagli uffici comunali, i Pisano avrebbero effettuato la costruzione di una tettoia di circa 800 metri quadri nonostante la negazione degli uffici tecnici comunali. Al sindaco chiediamo l’immediata verifica e, in caso avessimo ragione, la rimozione e la messa in legalità dello stabilimento». Alle richieste, Napoli ha ribadito che «l’amministrazione, per le sue competenze, svolgerà un’azione conoscitiva. Da tenere presente che siamo stati convocati dal vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, in un incontro in cui si richiederanno alla proprietà dei dati precisi, chiari, senza possibilità di ambiguità sui tempi e sui modi della delocalizzazione. Immagino che la Regione non si accontenterà di buone intenzioni o di dichiarazioni di principio, ma vorrà vedere atti concreti, tempistiche e cronoprogrammi. Questo è il presupposto per qualsiasi altra valutazione e per entrare anche nel merito delle questioni sollevate dal comitato. Ritengo – conclude il sindaco – che un atto di chiusura sarebbe solo propagandistico poiché sarebbe impugnano un minuto dopo. Non produrrebbe effetti. Noi non dobbiamo produrre carte o immagini da vendere alla stampa. Riteniamo di produrre degli atti che accompagnino i lavoratori nel loro futuro occupazionale e liberino quell’area dalle Fonderie Pisano,che riteniamo non possa più rimanere lì dove è situata».

Emilio D’Arco

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