Il sindaco Aliberti ha gettato la spugna

Ieri le dimissioni del primo cittadino “tradito” dai suoi uomini

SCAFATI. A mezzogiorno e trenta è arrivata la dichiarazione d’indipendenza del gruppo consiliare “Identità Scafatese” nato in seno alla maggioranza e, circa un’ora dopo, intorno alle 13.40, il sindaco Pasquale Aliberti ha protocollato le sue dimissioni. È lo stesso sindaco a scrivere in una lettera indirizzata ai consiglieri comunali e agli assessori che «sono venuti a mancare i presupposti per continuare il percorso politico avviato con l’attuale maggioranza – scrive – Un percorso così importante in un momento così difficile andava sostenuto senza se e senza ma nell’esclusivo interesse dei cittadini con una maggioranza capace di creare serenità, di fare squadra e mettere in campo grande sinergia».

Ai cittadini, in una lettera, invece, precisa: «Sto vivendo un momento difficile sul piano umano ma mai mi è mancata la forza per poter continuare a governare assumendomi responsabilità. È in questi momenti che si ha bisogno di una famiglia politica e di una comunità umana che ti sostenga senza se e senza ma, in virtù del lavoro svolto negli anni, della condivisione di un percorso, della conoscenza della persona e della morale che ha sempre orientato la mia azione politica. Invece, ho subito documenti di “distinguo” dalle stesse persone che hanno condiviso con me ogni azione e atto quando invece c’era bisogno di contribuire a cercare una serenità politica. Scafati merita di essere governata con energia, passione e con una maggioranza forte. Questi presupposti oggi non ci sono ed è per questo che con dispiacere immenso rassegno le mie dimissioni».

La nuova spina nel fianco di Aliberti si chiama “Identità Scafatese”, un gruppo formato dai consiglieri Daniela Ugliano, Stefano Cirillo e Bruno Pagano che, poco prima dell’annuncio delle dimissioni, avevano incontrato la stampa per annunciare la loro indipendenza all’interno del consiglio comunale: «Non mi sento più parte della maggioranza – ha detto Ugliano – Abbiamo tentato la mediazione ma da parte loro sono aggressività e calunnie. Noi non abbiamo cercato poltrone». Identità Scafatese, a poche ore dal consiglio comunale che lo scorso 25 maggio avrebbe dovuto approvare il bilancio consuntivo, presentò al sindaco un documento col quale si chiedeva l’azzeramento della giunta e dei cda delle partecipate, la riduzione dei compensi, l’eliminazione dei dirigenti esterni, l’eliminazione dello staff, la presenza nei cda delle partecipate di un membro nominato dall’opposizione, tagli alle spese della comunicazione ed eliminazione delle deleghe. Nessun accordo, però.

Tanto che l’assise sul voto del consuntivo durò all’incirca venti minuti e sindaco e fedelissimi, non avendo i numeri per votare disertarono la seduta, facendo mancare il numero legale.

La notizia delle dimissioni del sindaco ha scatenato le reazioni della minoranza: «È stato il peggior sindaco dell’Italia repubblicana – sostengono Mario Santocchio e Cristoforo Salvati (Fdi) – Con lui una stagione di degrado morale e politico». Così Marco Cucurachi e Michele Grimaldi (Pd): «Speriamo si tratti dimissioni reali e non fittizie. Siamo abituati ai giochi di prestigio. Una cosa è certa, la maggioranza non esiste più. Otto anni di incompetenza e di malgoverno hanno prodotto macerie, ma noi senza paura, su quelle macerie, costruiremo: una città più bella, più viva, più giusta». Per la segretaria dem, Margherita Rinaldi, si tratta «di un epilogo inevitabile. Dalle macerie che ci lascia, sempre che non revochi le sue dimissioni, occorrerà ricostruire e tracciare un cammino nuovo per le donne e gli uomini di questa città». Intanto ora Aliberti aprirà le consultazioni per capire se ci siano i presupposti per continuare.

Ha venti giorni di tempo per ripensarci. Ma i dissidenti della maggioranza annunciano: «Non andremo ai tavoli delle trattative. Se si andrà avanti valuteremo di volta in volta».

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