Il sindacalista della Cisl, Biondino «Sono decisivi i vertici del Ruggi»

Sentenza del Tar per la riapertura o parere del Consiglio di Stato sulla chiusura di ginecologia a Cava? Secondo il sindacalista Cisl Gaetano Biondino sono solo chiacchiere. La partita per la...

Sentenza del Tar per la riapertura o parere del Consiglio di Stato sulla chiusura di ginecologia a Cava? Secondo il sindacalista Cisl Gaetano Biondino sono solo chiacchiere. La partita per la riapertura della maternità si giocherebbe su altri tavoli e ci sono buone speranze che le prossime evoluzioni saranno a tutto vantaggio del “Santa Maria dell’Olmo”. «Tutto ciò che è stato stabilito dalla magistratura, in un modo o nell’altro, è stato sempre disatteso – ha incalzato il sindacalista – Quello che conta sono le decisioni dei vertici del Ruggi che, di sicuro, in questi nove mesi nei quali la maternità di Cava è stata chiusa hanno potuto rendersi conto dell’enorme disagio creato alle partorienti che, sempre più, si rivolgono a strutture private a tutto discapito di quelle pubbliche». Il riferimento di Biondino è chiaro. Il dito è puntato sull’assistenza fornita dal reparto di ginecologia dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi, che si è trovata impreparata di fronte ai provvedimenti di chiusura delle maternità del “Santa Maria dell’Olmo” di Cava e del “Fucito” di Mercato San Severino. Il potenziamento del reparto del presidio ospedaliero di via San Leonardo infatti, anche a causa del poco tempo a disposizione, è stato minimo. O comunque non all’altezza del flusso di pazienti che dallo scorso primo gennaio hanno affollato il presidio salernitano. «Il Ruggi dal punto di vista strutturale non era e non è ancora all’altezza delle richieste – ha aggiunto il sindacalista – e molte sono state le lamentele di chi era abituato a trovare, a Cava, un’assistenza diversa, anche dal punto di vista strutturale. Nel nostro ospedale alle partorienti erano garantite stanze con pochi posti e bagni in camera. La stessa cosa non si può dire del Ruggi che non facilita neppure l’allattamento delle neo mamme dal momento che il nido si trova sei piani più su della ginecologia». Biondino ha, poi, chiarito: «È voce diffusa che la ginecologia di Cava deve essere chiusa perché non raggiunge i cinquecento parti all’anno, ma questa è una fandonia; deve essere l’azienda universitaria infatti, nel suo complesso, a raggiungere quel numero». Da qui la conclusione: «Sono certo che i dirigenti del Ruggi, che si sono sempre mostrati sensibili e professionali, vorranno dislocare dei posti letto nella ginecologia di Cava, in modo da offrire un servizio decoroso alle mamme che decideranno di vivere l’esperienza del parto al Santa Maria dell’Olmo». Intanto, oggi pomeriggio, il comitato a difesa dell’ospedale, insieme ad altri comitati a tutela della salute, terrà un sit-in in piazza Abbro per urlare tutto il suo disappunto contro la chiusura del reparto di ginecologia di Cava, ridotto ad un semplice ambulatorio.

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