IL DOSSIER

Il semestre nero, sei morti. L’intesa beffarda a Salerno

L’operaio perde la vita mentre in Prefettura siglano l’accordo per l’edilizia sicura. Un lutto al mese: in quattro erano vicini alla pensione

SALERNO - È morto proprio nel giorno in cui i sindacati siglavano l’accordo per la sicurezza nei cantieri e per il contrasto al lavoro nero in Prefettura a Salerno. Un destino beffardo per Rocco Scalesi, l’operaio salernitano di 64 anni, deceduto ieri a Pugliano mentre era al lavoro in un cantiere edile, mentre la Filca Cisl provinciale promuoveva l’intesa con il prefetto. «Non possiamo più assistere ad una serie di infortuni, come quelli accaduti negli ultimi mesi, alcuni mortali e altri come quello raccontatoci da un lavoratore che miracolosamente si è aggrappato alla vita, con conseguenze comunque gravi. Ogni lavoratore ha il sacrosanto diritto di stare bene nell'ambiente di lavoro e di riabbracciare la propria famiglia, i propri cari», facevano sapere dalla Filca Cisl Salerno, nelle stesse ore in cui si consumava la tragedia nei capannoni della Sabit. Uno schianto mortale.

L’ennesima morte bianca. La sesta sul territorio salernitano, in ordine cronologico, dall’inizio dell’anno. La 29esima in Campania, dato al quale si affianca quello degli oltre 30mila infortuni sul posto di lavoro. L’ultimo a perdere la vita era stato Matteo Leone, l’operatore portuale 29enne deceduto dopo essere stato travolto sul molo 10 dello scalo commerciale di via Ligea da un muletto guidato da un collega. Il computo dei morti è cominciato lo scorso 6 gennaio, quando Abdel Ghani El Honaddà, operaio agricolo della “Alma Seges” a Campolongo di Eboli, ma residente a Battipaglia, aveva perso la vita morto schiacciato dalla pedana e dal mezzo con cui portava un carico di materiale. Gli altri quattro, invece, compreso Rocco Scalesi, erano tutti prossimi al pensionamento. Antonio Ceres, 64enne, morto durante un intervento di manutenzione lungo la strada Sopracase a Eboli. Cosmo Luongo, 62enne di Omignano, nel Cilento, morto all’ospedale di Vallo della Lucania dopo essere caduto rovinosamente da un’impalcatura. E Vincenzo Mirabella, il più anziano di tutti, che ha visto il suo cuore smettere di battere dopo diversi giorni di agonia, dopo essere precipitato da un’impalcatura a San Valentino Torio.

Tanti, troppi, i morti sul posto di lavoro. Che sul finire di maggio avevano fatto esplodere la rabbia dei sindacati, scesi in piazza a protestare al grido di “più sicurezza sui luoghi di lavoro”. Un grido che non è bastato a scongiurare l’ultima tragedia, consumatasi ieri mattina nel comune picentino. A poche centinaia di metri, a Pontecagnano Faiano, una settimana prima due operai, un 53enne di Giffoni Valle Piana e un 34enne di Salerno, rimasero coinvolti in un grosso incendio a Pontecagnano. Ustionati mentre maneggiavano il vano motore d’un natante nei capannoni della “Marino Yacht”, in via Como a Pontecagnano Faiano. Sono ancora ricoverati all’ospedale “Cardarelli” di Napoli, con ustioni tra il secondo ed il terzo livello, sul 60 per cento del corpo, ma stanno meglio. È un bilancio drammatico, costato caro alle sei vittime a tutti i loro cari, che accende i riflettori su una tematica seria, sulla quale bisognerà cercare di mettere un argine. C’è bisogno di mettere in sicurezza i cantieri di lavoro. Per evitare che l’elenco possa ancora allungarsi. Ora l’accordo “storico”, siglato proprio nel giorno più triste, tra sindacati, Prefettura e Ispettorato del lavoro, che prevede un importante coordinamento al fine di garantire la sicurezza sul lavoro. Chissà se basterà.

(pa.va.)