Il segno e le visioni di Marano al Centre Pompidou di Parigi

Il direttore Migayrou intende acquisire alcune sculture dell’artista cetarese Anche la Galerie Mercier & Associès gli ha reso omaggio con una mostra

SALERNO.

I segni radicali-concettuali-utopici di Ugo Marano arrivano nel prestigioso Centre Pompidou Musée National d’Art Modern di Parigi. Il direttore Frédéric Migayrou è particolarmente interessato all’acquisizione di un’opera tra le sculture in ferro realizzate dal 1968 al 1972, la “Signora città” (terracotta del 1982) e “La piazza delle signore sedie” (un gruppo di lavori in terracotta del 1982). L’attività “Senza tempo” di Ugo Marano costituisce un felicissimo capitolo della storia contemporanea dell’arte. Molte e sempre più numerose sono le iniziative, gli incontri, i convegni, le riflessioni, nonché le mostre ovviamente, a riportare alla mens individuale e alla memoria collettiva una icona nella sua smisurata interezza, integrità, importanza derivante dalla carica rivoluzionaria delle sue realizzazioni e ancor più dal connubio indissolubile che queste componevano con una generale mentalità sconvolgente, al punto da far tremare dalle fondamenta il pur imponente edificio degli schematismi della vita intrisa dello spirito razionalistico-utilitaristico del mondo dell’ultimo quarantennio. L’esposizione cui facciamo riferimento presenta proprio quella intitolazione che trae spunto dal carattere e dall’incidenza sovratemporale nell’attività di Marano e dai suoi stessi risultati, estetici e intellettivi, binomio inscindibile. La sua assoluta originalità ritorna a Parigi, alla Galerie Mercier & Associès. I lavori di Marano esibiscono in maniera scoppiettante l’agilità mossa di un che di contemporaneamente elegante e aereo - pronto a rendere un servizio qualunque e a qualsiasi livello, vedi quelle file di sedie, o quei mobili che rispetto all’industrialismo imperante rappresentano una rottura decisa ed emblematica, insanabile - perché attraverso di esso è la sfera dell’ars di qualità, è l’unicità del livello del genio estetico a fare da terzo incomodo in relazione alla produzione di serie come a quella artigianale. Il baluardo, nel suo settore, della sensibilizzazione antitecnocratica tout court. Ed è innegabile la strutturazione dotata di funzionalità operativa che quegli esiti sorprendenti lungo quasi mezzo secolo erano capaci di spiattellare provocando sino alle estreme conseguenze tutti i sensi a nostra disposizione, dal grafico al dipinto, con la scultura in posizione leggermente privilegiata ma anche installazioni, situazioni allestite ad hoc nonché la stessa mobilità corporea e comportamentale e tanto altro ancora, a simboleggiare l’infinita varietà del fare artistico attraverso le quali sarebbe possibile sostenere la battaglia umanitaria, ambientalista, antropologica ed ecologica di cui il grande salernitano si è reso tribuno.

Ciro Manzolillo

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