Il “San Michele” dall’hotel all’asta

L’ex convento doveva essere luogo di ospitalità d’eccellenza Adesso l’albergo ha chiuso e il complesso è in vendita

Il territorio della città di Salerno è costellato non solo da opere incompiute, ma anche da opere terminate e diventate tristemente delle “scatole vuote”. Strutture dove non si è realizzato mai nulla al loro interno o dove vengono fatte sporadiche iniziative o ancora dove i progetti messi in campo sono tristemente falliti. Il viaggio può iniziare dall’ex convento di San Michele e Santo Stefano. Qual è la sua storia? La struttura, di cui rimane integra soltanto la chiesa (detta appunto di San Michele), sorge a via Bastioni, a pochi passi dal Duomo. L’origine dell’antico monastero femminile è attribuita ai conti Guaiferio e Guido e alla moglie di quest’ultimo, che ne ordinarono la costruzione nel 991. La chiesa di San Michele fu fondata prima, nel corso dell’800. Il monastero fu sottoposto al controllo degli abati della cappella palatina di San Pietro a Corte, che esercitavano il diritto di conferma dell’elezione della badessa, di ricezione dei voti delle monache, di correzione delle religiose erranti, di controllo sulle inservienti e sul cappellano e sulla concessione delle licenze di ingresso degli estranei all’interno della clausura. Con la riforma dei monasteri cittadini attuata da papa Sisto V, San Michele venne soppresso. Tuttavia, da documenti risalenti alla fine del 1500, risulta occupato dalle benedettine che vi rimasero almeno per due secoli. Nel 1866, la struttura ospitò gli uffici di leva. La chiesa venne affidata al clero e solo alcune camere restarono nella disponibilità delle clarisse fino alla morte dell’ultima di esse. Nel 1941 parte dei locali e della chiesa vennero ceduti ai padri Lazzaristi e, nel 1981, ai francescani. La struttura cadde lentamente in uno stato di abbandono, fino a quando il Comune non decise di procedere a una massiccia opera di restauro. L’opportunità venne offerta dai fondi europei del corposo “progetto Urban” (grazie al quale si compì molto del restyling del centro storico). I lavori cominciarono alla fine del 2002 e si conclusero a dicembre del 2005. A dicembre di quell’anno si riaprirono i battenti dello storico palazzo, che venne adibito ad hotel tre stelle in stretta collaborazione con l’Università degli studi di Salerno, tramite una convenzione voluta soprattutto per offrire ospitalità a docenti fuori sede. Al suo interno erano presenti una sala ristorazione, una sala congressi, un internet point e un wine bar. Inoltre, furono allestite tredici camere, che si affacciavano sui principali monumenti della parte antica della città. I clienti dell’albergo potevano ammirare da lì anche alcuni ritrovamenti archeologici, grazie a una serie di vetrate che, di tanto in tanto, interrompevano il pavimento. L’hotel e il ristorante funzionarono con regolarità per diversi anni, tanto da diventare uno dei luoghi più accorsati da un certo tipo di movida salernitana.

Tuttavia, gli affari non andarono come si era sperato e alla fine l’impresa venne abbandonata. Come decise di recuperare il Comune di Salerno? Mettendo in vendita l’intero complesso. Nel 2013 il San Michele fa il suo ingresso nei beni immobili da dismettere e vendere all’asta, con tutte le polemiche legate alla decisione. Facile immaginare che non vi furono acquirenti (dati anche i vincoli esistenti), nonostante l’asta venisse riproposta anche a prezzo ribassato. Adesso il convento di San Michele è completamente abbandonato e non si sa quale futuro ci sia per l’importante struttura, la cui ristrutturazione venne pubblicizzata in grande stile ma è rimasta adesso senza un progetto di utilizzo.

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