Il San Marzano patrimonio culturale italiano

Progetto di legge dell’Osservatorio dell’Appennino meridionale per il pomodoro e il suo territorio

“Riconoscimento del pomodoro San Marzano dell’Agro sarnese-nocerino Dop e dei siti di relativa produzione quali patrimonio culturale nazionale”. Questo il titolo della proposta di legge portata avanti dall’Osservatorio dell’Appennino meridionale. Dopo la firma del protocollo d’intesa siglato lo scorso maggio con il Consorzio di tutela del San Marzano Dop, continua l’azione congiunta delle realtà che restano a presidio del patrimonio agroalimentare del territorio. La bozza del testo è stata presentata ieri al campus di Fisciano, dove ha sede l’Osservatorio dell’Appennino meridionale. Il dato fornito dal Consorzio di tutela, contempla una superficie investita a pomodoro San Marzano di 197 ettari da cui sono stati certificati 110 mila quintali di prodotto fresco. La superficie destinata a pomodoro da industria campana è invece di 3300 ettari con una produzione di circa 5 milioni di quintali. Nonostante i dati evidenzino una bassa incidenza del pomodoro San Marzano sul comparto pomodoro campano da industria, sia in termini di superfici investite (5,9%) che in termini di produzioni ottenute (il 2,2%), esso rappresenta ancora un fiore all’occhiello per il comparto grazie alle sue pregiate caratteristiche organolettiche e agli aspetti storici e culturali che ne evoca. Da qui l’esigenza di patrimonializzare a livello nazionale un importante prodotto del nostro territorio.

«Dovremmo cercare di valorizzare più possibile i patrimoni culturali che abbiamo, beni materiali e immateriali. Il pomodoro San Marzano fa parte dei patrimoni culturali e l’Appennino – spiega il presidente del polo agroalimentare, Mariagiovanna Riitano – tenta in ogni modo di effettuare studi che mettano in evidenza e rendano fruibili questi patrimoni, diffondendone i valori». E anche in questa occasione, l’attività di ricerca dell'Istituto offre il suo impegno e per la prima volta si propone l’istituzione del territorio Dop del San Marzano. «Anche in seguito alle polemiche in sede di Unione europea – spiega Salvatore Sica, direttore dell'Osservatorio – rispondiamo che il San Marzano non è un prodotto banale, quindi non può essere realizzato da chiunque. Sottolineiamo che questo territorio ha una sua specificità che giustifica non solo un prodotto, ma anche un territorio che merita la denominazione Dop».

Passando in esame la proposta di legge, invece, si osserva che il primo articolo è dedicato alla valorizzazione a patrimonio culturale nazionale dell’oro rosso e dei siti dedicati, con una indicizzazione delle caratteristiche nel primo comma, in virtù dei quali si innalza la richiesta formale nel secondo comma. Il secondo articolo disciplina la produzione e la commercializzazione. La prima deve essere conforme a criteri di sostenibilità sociale, culturale, ambientale ed economica. Per quanto riguarda la commercializzazione, si impone che questa fase sia coerente con il quadro normativo in materia di certificazione delle Dop. «Con questo disegno di legge – ha dichiarato Luigi Cerciello Renna, estensore della bozza – si va a smentire lo scollamento tra le varie parti sociali perché c’è un effettivo raccordo tra la comunità accademica, gli organi di rappresentanza, i produttori, gli operatori economici e il legislatore. Nella prossima settimana cureremo la partecipazione di tutti i nostri studi e della documentazione al Ministero e alle autorità parlamentari competenti. L’intento è di istituire un ponte tra tutti gli addetti ai lavori». All’appuntamento hanno partecipato anche il presidente del Consorzio di tutela, Tommaso Romano, la Regione rappresentata dal direttore generale per le politiche agricole Filippo Diasco e la senatrice Angelica Saggese.

Rossella Fusco

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