Il salernitano Crudele nella lista Falciani

Per tutti era il Re Mida. La sua Finmatica, poi travolta dal crac, guadagnò tremila miliardi in borsa in una sola ora

ROMA. Insieme a quelli dell’ex manager Fiat Giancarlo Boschetti e dello stilista Renato Balestra, nel secondo elenco della lista Falciani reso noto da l’espresso, spunta anche quello del salernitano Pierluigi Crudele.

Il conto volato oltralpe del vecchio leader di Finmatica, è corposo: 2,3 milioni di euro. Il suo nome rispolvera così la vicenda della società capofila impegnata in programmi di contabilità e distribuzione di servizi finanziari, meteora della Borsa, ormai una quindicina di anni fa. Poi il Re Mida della Borsa fu coinvolto in un crac che gli costò un processo chiuso con un patteggiamento a un anno e nove mesi. L’uomo che era stato capace di guadagnare tremila miliardi in un’ora, dopo l’esordio, nel ’99, con un introito del 687 per cento, fu infatti coinvolto in una inchiesta che prese il via il 24 gennaio 2004, quando i militari della Guardia di Finanza perquisirono gli uffici di Finmatica.

Stando alla Procura di Brescia, la software house, specializzata nella realizzazione di programmi informatici per istituti di credito e assicurazioni, era sommersa dai debiti, che erano stati sapientemente nascosti, ma che vennero allo scoperto con il bond da 55 milioni di euro nel quale investirono i propri risparmi circa 2000 persone che costituirono poi una class action. Le obbligazioni non sarebbero finite sul mercato, ma nella cassaforte del Dkr, un fondo di investimento dell’American international group e successivamente sarebbero state convertite in azioni Finmatica.

Con quei 55 milioni e con parte della liquidità che era nella cassa, la società avrebbe poi ricomprato le obbligazioni messe nel 2002 per cento milioni.

Stando alle risultanze investigative, si scopriì infatti che l’azienda guidata da Crudele disponeva di liquidità per 161,3 milioni contro 240 di debiti verso banche e obbligazionisti. Finmatica ritirò l’emissione del bond e il suo titolo iniziò a precipitare. Le indagini dirette dal pm Silvia Bonardi si chiusero nell’agosto del 2006 con 26 persone indagate: gli illeciti profitti a favore di società costituite in paradisi fiscali all’estero, erano riconducibili a Crudele e Bottari.

I reati contestati erano: falso in bilancio, false comunicazioni sociali, divulgazione di notizie sociali riservate, aggiotaggio, distrazione e ostacolo alle funzioni della Consob.