Il “Ruggi” licenzia sette assenteisti

Il provvedimento ha salvato solo quattro degli indagati

Erano già stati sospesi per un anno dalla magistratura perché si assentavano dal lavoro, ora il “Ruggi” li ha licenziati. L’istruttoria avviata dall’ospedale di via San Leonardo si è chiusa con sette lavoratori licenziati. Si tratta dei dipendenti le cui posizioni erano considerate più gravi, ma l’Azienda dovrà valutare ancora altri 20 lavoratori (che hanno posizioni più leggere e non dovrebbero rischiare il licenziamento). I sette i licenziati rientrano tra gli undici che furono già sospesi dal lavoro in seguito alla misura interdittiva di sospensione dal servizio pubblico per 12 mesi : Maria Luisa Palo (infermiera), Santo Pepe (pulizie esterne, Carmine De Chiaro formazione), Ciro Cuciniello (operatore servizi tecnici), Elena D’Ambrosio (caposala), Vincenzo Califano (sterilizzazione), Carmela Di Paolo (caposala), Enrico Severino, (operatore socio-sanitario), Antonio Criscuolo (operatore tecnico), Francesco Fasano (operatore tecnico) e l’infermiera Lucia Grillo, gli ultimi due già riammessi in servizio. A Fasano era stato addebitato un solo episodio, di cui ha fornito una giustificazione ritenuta valida dai giudici del Tribunale del Riesame, che gli hanno per questo revocato la misura interdittiva.

L’azienda ospedaliera ha reso note ieri il provvedimento con le iniziali dei sette licenziati: M.L.P., S.P., C.D.C, C.C., E.D.A., V.C., C.D.P.. Un “licenziamento senza preavviso”, ufficializzato dalla Direzione strategica aziendale con delibera numero 12 del 13 gennaio. Se la sono cavata, e cioè non sono stati licenziati ma riceveranno solo provvedimenti più leggeri come censure o decurtazione sullo stipendio, altri due lavoratori del “Ruggi” le cui posizioni sono state valutate meno gravi dalla commissione d’indagine aziendale, presieduta dal capo del personale Vincenzo Andriuolo. In tutto i lavoratori pizzicati dalla magistratura che rischiavano grosso erano undici. Alcuni di questi dipendenti avrebbero timbrato i cartellini al posto dei colleghi che si assentavano.

Nell’inchiesta interna si è arrivati a questo esito dopo una serie di audizioni, acquisizioni di memorie e di altra documentazione difensiva presentata dai dipendenti interessati. «Sono provvedimenti che dovevano essere presi – ha dichiarato il direttore sanitario Angelo Gerbasio – Come Azienda i licenziamenti dispiacciono, perché si tratta di nostri lavoratori, ma avevano responsabilità tali da non poter fare altrimenti».

Chissà se qualcuno di loro se la caverà inoltrando ricorso avverso il provvedimento al Giudice del lavoro. Se, però, sarà applicato il piano di riforme jobs act – il lavoro pubblico è equiparato al privato – non sono previsti reintegri, se non per discriminazioni ed altre specificità, ma solo risarcimenti rapportati agli stipendi.

«Ci sono ancora oltre 20 lavoratori rispetto ai quali l’istruttoria è ancora aperta – continua Gerbasio – tra di loro ci sono pure dirigenti di reparti, nei confronti dei quali si sta procedendo per omesso controllo, ma in genere si tratta di anomalie rispetto alle timbrature non particolarmente gravi. Non lo posso escludere al 100 per cento, ma ritengo improbabile che ci possano essere altri licenziamenti».

Novità anche sul blocco dei ricoveri in elezione disposto per consentire la sistemazione dei reparti dei pazienti che affollano il proto soccorso: si procederà ogni giorno con provvedimenti “ad hoc”. «Oggi (ieri, ndr) c’era bisogno di ricoveri in Chirurgia vascolare – conclude il direttore sanitario Gerbasio – i posti c’erano e li abbiamo autorizzati. Ogni giorno vedremo come procedere».

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