Il ristorante degli scavi di Paestum finisce in Parlamento

Interrogazione alla Camera del deputato Francesco Barbato dell’Italia dei Valori: «Il locale è a due passi dai Templi e paga una concessione di soli 900 euro all’anno»

Finisce in parlamento uno dei ristoranti più noti della provincia di Salerno. A sollevare il caso del "Nettuno" di Paestum è Francesco Barbato, deputato dell'Italia dei Valori, che nella seduta di ieri alla Camera ha presentato una interrogazione al ministero dell'Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli, nella quale chiede di conoscere notizie certe rispetto al locale pestano.

«A poche decine di metri dal Tempio di Nettuno, sorge un immobile appartenente al patrimonio statale, il quale è attualmente oggetto di una concessione a soggetti privati, che vi esercitano un'attività di ristorazione denominata “ristorante Nettuno”; accanto a tale immobile è stata recentemente realizzata un'ulteriore struttura ove è sito il bar del predetto ristorante, al servizio del quale è altresì posta un'area di parcheggio, anch'essa all'interno della cinta muraria su terreno demaniale», si legge nell’interrogazione.

Barbato asserisce anche che «la concessione sui predetti immobili sia stata attribuita senza alcuna gara, e risulti assegnata al medesimo soggetto ormai da decenni e che il canone annuo di concessione sia pari a soli 900 euro nonostante l'attività ivi svolta appaia particolarmente redditizia, trattandosi di un ristorante di notevole livello, addirittura presente sulla guida Michelin, risultando una delle principali attrazioni turistiche dell'intera area archeologica».

Barbato, che nei mesi estivi tra l'altro trascorre una parte delle sue vacanze proprio a Paestum, sottopone al ministro anche un'altra sua osservazione: «Nella medesima area, a pochi metri dal predetto esercizio pubblico, è posto un ulteriore immobile, attualmente residenza del sindaco del comune di Capaccio-Paestum, di cui non apparirebbe chiaro il regime di proprietà, e che risulterebbe insistente, in parte su terreni privati, in parte sull'area demaniale interna alla già citata cinta muraria; in ogni caso l'area sulla quale è costruito tale ultimo immobile risulta assoggettata, evidentemente, a vincoli ambientali e storico-artistici particolarmente stringenti, essendo distanti appena cento metri da uno dei templi; infatti all'interrogante risulta pendente presso il Tar una controversia per opere edilizie abusivamente realizzate su tale ultimo immobile».

Nella sua interrogazione, il dipietrista Barbato chiede al governo «quali informazioni possa fornire in merito alla situazione, in particolare per quanto riguarda la natura giuridica dei beni immobili esistenti nell'area demaniale ove sono siti i templi di Paestum, circa le procedure di attribuzione delle concessioni su tali beni, nonché in merito all'ammontare dei relativi canoni concessori, e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di verificare eventuali irregolarità e di assicurare il pieno rispetto della normativa in materia di beni immobiliari pubblici, trattandosi di un'area di eccezionale valore storico, archeologico ed artistico, nonché al fine di far cessare immediatamente ogni abuso e di ripristinare lo stato dei luoghi».