Il Riesame conferma Il killer di Natalino rimane in carcere

Per i giudici non ci sono dubbi sul riscontro attraverso il Dna Il rumeno accusato di aver violentato la ragazza del giovane

Niente sconti ad uno dei presunti assassini di Natalino Migliaro. Il Riesame (presidente Sergio Palumbo) ha respinto il ricorso del l’avvocato di Alexa Ionut, 31 anni. Per i giudici è schiacciante la prova del Dna che assicura la presenza del giovane rumeno sul luogo del pestaggio mortale. Sarebbe stato lui, secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore Katia Cardillo, a violentare la fidanzata di Migliaro puntandole un coltello alla gola. Alla sua identificazione i carabinieri sono giunti dopo sei mesi di indagini negli ambienti del giro della prostituzione sul litorale battipagliese.

La sera della tragedia, il 4 ottobre scorso, Natalino e la fidanzata erano fermi in auto su via Idrovora, tra l’Aversana e la zona di Lido Lago. Quella zona, in particolare quel parking, era usato da un’organizzazione di romeni come luogo del “car-sex” delle prostitute loro protette. Lo straniero sospettato dell’omicidio sarebbe coinvolto anche in altre aggressioni, forse anche nel pestaggio, a settembre, del cliente di una prostituta “ribelle”, al quale fu tagliata la lingua.

La stessa sera della rapina a via Idrovora, un’altra lucciola fu assalita e malmenata poco distante, da un uomo col volto coperto da un passamontagna, per convincerla ad adeguarsi alle direttive del gruppo criminale. I carabinieri per ricostruire l’aggressione mortale a Natalino sono partiti dalla ricostruzione fatta dalla fidanzata. Fu la ragazza ha riferire che erano in due col volto travisato da passamontagna. I rumeni avrebbero aggredito la coppia per impossessarsi della Lancia Musa, ma poi non erano stati in grado di portarla via perché poco avvezzi con il cambio automatico.

Dalle ricostruzioni fatte finora, Migliaro fu colpito alla testa con violenza fino a fargli perdere conoscenza. Chi aggredì quella notte il 33enne di Battipaglia e usò violenza alla sua fidanzata era sotto l’effetto dell’alcool. A raccontare questo particolare è stata proprio la vittima, nella sua ricostruzione fornita agli inquirenti. Natalino morì a dicembre, dopo due mesi di agonia all’ospedale di Salerno e a soli due giorni dal trasferimento al Campolongo hospital, che la famiglia ha contestato ritenendolo prematuro. Per gli investigatori la morte di Natalino si inquadrerebbe nel vortice di violenza e illegalità, unito al clima di terrone, che due bande straniere, albanese e romena, avevano instaurato sul litorale, tra Spineta e Zona Lago, per il controllo del territorio e del business della prostituzione da strada. L’attività di indagine è seguita con attenzione dalla famiglia Migliaro, assistita dall’avvocato Maria Gabriella Gallevi, che chiede sia fatta giustizia sulla morte del loro congiunto e presto individuato anche il secondo assassino.

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