L'INCHIESTA

Il racket dell'elemosina nel Salernitano: due euro per un pasto

Dal campi rom dell'Agro alle nostre città: così sfruttano bimbi e profughi

SALERNO - Il furgone di Cornei Comaniciu partiva dalla provincia romena di Covasna. Caricava a bordo uomini e donne reclutati tra famiglie che la miseria aveva ridotto alla disperazione e scendeva verso l'Italia, raggiungendo in Campania alcuni nuclei nomadi a Caserta, Salerno, Pagani, Nocera Inferiore. E' da quest'ultimo campo rom, alle spalle dello stadio San Francesco, che ha preso avvio l'inchiesta giudiziaria che consente di ricostruire il racket dell'elemosina e che pochi giorni fa è sfociata nella condanna di cinque romeni per il reato di tratta di persone. Comanciu era uno di loro, l’autista a cui i vertici del sodalizio anticipavano tutto o parte del prezzo del viaggio per poi farselo restituire dai connazionaIi un tanto al giorno, attingendo ai proventi della questua e alimentando un debito che non finiva mai. Saldare il costo del trasporto, infatti, non bastava. Gli inquirenti hanno appurato che ai gestori della tratta i mendicanti dovevano pagare anche il corrispettivo della “seduta”: tra i 10 e 15 euro al giorno, per potersi posizionare nei punti che l'organizzazione aveva individuato come più remunerativi e che era riuscita a monopolizzare. Gli appostamenti dei carabinieri hanno censito incroci, chiese, supermercati, gli ingressi dell’ospedale e quelli del cimitero.

Clemy De Maio