Il racconto della ragazzina venduta

Castel San Giorgio: conferme e tentennamenti durante l’incidente probatorio

CASTEL SAN GIORGIO. Zone d’ombra e conferme delle accuse nel quadro ricostruito dall’incidente probatorio sulla vicenda di sfruttamento sessuale e prostituzione minorile in famiglia culminata nel blitz dello scorso autunno a Castel San Giorgio: ieri mattina la ragazza minorenne vittima degli incontri sessuali, sentita in modalità protetta, ha alternato dettagli e incertezze nel corso dell’acquisizione delle prove, presenti il pm, le parti e il gip del Tribunale di Salerno, rispetto alla posizione della madre, finita in carcere, con il rapporto tra le due ancora non chiaro, il suo stesso sfruttatore e un trentanovenne di origini rumene.

Nella prima fase dell’indagine erano venuti fuori gli abusi sessuali sulla ragazzina, per le accuse più volte costretta a subire rapporti sessuali con il consenso della madre, una quarantenne di Castel San Giorgio. Al centro delle accuse resta lei, finita in manette lo scorso ottobre con l’accusa di favoreggiamento e organizzazione della prostituzione minorile, insieme all’altro protagonista della vicenda, un sessantaduenne piastrellista, anche lui messo in carcere, accusato a sua volta di favoreggiamento di prostituzione minorile e di atti sessuali a danno della minore. Il delicato, torbido contesto emerso dall’indagine comprende motivazioni legate a sesso e soldi e un quadro di degrado evidente, in parte già noto ai servizi sociali che seguivano alcune delle persone coinvolte.

La ragazzina era descritta come minore a rischio, affidata in una prima fase alla nonna. Proprio l’anziana fornì elementi fondamentali per i primi accertamenti, partendo dal suo precedente ruolo di vittima di un’aggressione con coltello subita dalla nuora per dei buoni postali, in una separata vicenda penale. L’anziana riferì di attenzioni strane rivolte dal sessantaduenne piastrellista alla tredicenne, con un brusco cambiamento da parte di lei, di colpo trasformata nei comportamenti, cominciando a vestire abiti succinti, con atteggiamenti ammiccanti e trucco. Il cambiamento fu innescato dal soggetto attratto dalla minore, in grado di “conquistarla” attraverso soldi e sigarette in cambio di rapporti sessuali.

Sarebbe decisivo in questo contesto il permesso della madre, difesa dall’avvocato Carmelina Maiorino, con la donna in giro di notte insieme alla figlia tra casolari e catapecchie nell’area rurale tra Roccapiemonte e Castel San Giorgio, consumando incontri a pagamento dietro corrispettivi di denaro o beni.(a. t. g.)

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