«Il processo a Mariniello non è consentito dalla legge» 

Il nuovo processo per l’omicidio Barbarulo rinviato per una questione preliminare Il nocerino, estradato per un altro reato, non può essere imputato per il delitto

È stato rinviato per una importante questione preliminare il processo per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Barbarulo che vede imputato il nocerino Macario Mariniello, raggiunto da richiesta di giudizio presentata dalla procura. Il gup Paolo Valiante si è riservato la decisione rispetto al problema dell’estradizione posto dal legale di Mariniello, avvocato Gregorio Sorrento.
L’aspetto tecnico-giuridico su cui si pronuncerà il giudice il prossimo primo marzo è detto “purgazione dell’estradizione”, secondo cui lo Stato che ha ottenuto l’estradizione di un condannato non può procedere nei suoi confronti per procedimenti precedenti e diversi da quello specifico oggetto della decisione. In particolare, Mariniello venne estradato dalla Spagna per una condanna definitiva a diciassette anni riguardante un’altra vicenda, successiva al contestato omicidio Barbarulo, scontandola fino al 2002. Una volta uscito, Mariniello rimase in Italia, con la Procura a ritenere possibile il procedimento nei suoi confronti: in realtà la convenzione tra Italia e Spagna statuisce che il soggetto debba essere completamente libero perché si proceda per altre vicende, appunto, precedenti a quelle oggetto dell’estradizione. Da qui la questione posta dal legale, che ha documentato il mancato rilascio di documenti validi per l’espatrio successivamente al 2013 e ancora la sorveglianza speciale legata a fatti precedenti.
In attesa dello scioglimento della riserva da parte del Gup resta il rinvio, con la valutazione della questione su un episodio legato a fatti criminali di oltre trent’anni fa. Era il 1980 quando avvenne l’agguato mortale ai danni del noto legale nocerino Giorgio Barbarulo, eseguito nel suo studio il 29 luglio del 1980. Secondo le contestazioni ricostruite dall’ufficio inquirente, Mariniello ordì ed eseguì l’omicidio entrando nel palazzo dove c’era lo studio dell’avvocato, irrompendo con una pistola e facendo fuoco a vista, con otto colpi esplosi in rapida sequenza. L’arma era una Beretta calibro 7,65 munita di silenziatore, all’uopo per chiudere il conto, e non servì il tentativo di fuga della vittima. La dinamica venne ricostruita oltre dieci anni dopo i fatti, con il varco chiuso da un complice di Mariniello e la trappola conclusa dai botti. Lo “specchietto” servì a sbarrare la fuga al penalista, con un ulteriore batteria che per la Procura Antimafia avrebbe compreso almeno quattro persone.
Gli investigatori ricostruirono quei fatti solo grazie agli elementi decisivi forniti da un collaboratore di giustizia, che spiegò ragioni e modalità di quell’omicidio. Secondo le contestazioni degli investigatori, quell’esecuzione aveva una scintilla passionale, un delitto d’onore, destinato a comprovare una volta per tutte lo status dell’emergente Mariniello. Il cinquantanovenne uccise l’avvocato mentre era ricercato dai carabinieri per altri due omicidi, nel pieno di una carriera delinquenziale.
Il processo, dopo un lunghissimo iter, è ritornato in fase preliminare dopo un annullamento disposto dalla Suprema Corte di Cassazione, anche in quella fase legato a un problema sull’estradizione del nocerino dalla Spagna. In primo grado Mariniello era stato condannato all’ergastolo, ma in Appello ottenne una prima decurtazione, con la condanna riformulata in vent’anni di reclusione. La fedina di Mariniello elenca precedenti per associazione mafiosa e omicidio, con la partecipazione al sodalizio criminale guidato da Raffaele Cutolo e il passaggio alla Nuova Famiglia di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, con un tentativo di costituire su sua iniziativa un gruppo criminale dell’Agro nocerino.
Alfonso T. Guerritore
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