Il primo vagito? In vasca o in camera da letto

Si diffonde la tendenza a scegliere la casa per mettere al mondo un figlio A Salerno due ostetriche garantiscono l’assistenza alle neo mamme 24 ore su 24

Candele profumate, una luce soffusa, musica rilassante e l’assistenza costante di un’ostetrica che asseconderà le richieste della neomamma durante il travaglio. Partorire in casa non è una pratica d’altri tempi. Sempre più coppie, negli ultimi anni, scelgono di ricorrere a questo tipo di assistenza rivendicando il proprio diritto a vivere la nascita tra le mura domestiche, nel tepore di una vasca piena d’acqua o comodamente sul proprio letto, insieme ai loro familiari e lontane dalla frenesia degli ospedali. In Campania sono solo quattro le ostetriche che, da libere professioniste, garantiscono l’assistenza h24 per il parto in casa. In provincia di Salerno sono due. Si chiamano Emanuela Errico e Alessandra Dell’Orto ed effettuano anche corsi di preparazione al parto al Centro Sisaf, a via Castelluccio.

«Il parto a domicilio è una scelta sicura e appropriata per le donne in buona salute, che sono la maggior parte», spiega Emanuela Errico. L’ostetrica ammette che, nel salernitano come in tutto il Sud Italia, la percentuale dei parti in casa è ancora bassa rispetto a quella registrata nel Nord Italia, anche se è in costante crescita. Il parto in ospedale è ancora visto come più sicuro. Ma un fattore non secondario da considerare è quello economico. Nel paese dei diritti a macchia di leopardo solo in regioni quali Piemonte, Marche, Emilia Romagna, Lazio e Provincia autonoma di Trento si prevede un rimborso di quanto speso in casa. Una cifra che resta, comunque, di gran lunga inferiore a quanto lo Stato spende per un parto in ospedale. In Campania, invece, il parto in ospedale è gratis, mentre non è previsto nessun rimborso per quello in casa. Ma quali vantaggi comporta partorire in casa? Secondo recenti studi, il rischio per la mamma ed il bambino è sovrapponibile ai dati ospedalieri, mentre la possibilità di complicazioni è addirittura minore.

Sembra, inoltre, che le donne che partoriscono in casa abbiano meno probabilità di essere sottoposte ad interventi non necessari durante il travaglio o il parto e soffrano meno di emorragie post parto e lacerazioni perianali. D’altronde nelle stesse linee guida emesse lo scorso dicembre dal Nice (Nationale Institute for Health and Care Excellence) - uno tra i più accreditati organismi europei che si occupa di salute pubblica - si sostiene che i professionisti sanitari dovrebbero suggerire il parto a domicilio come il modo più sicuro di nascere. Ma qual è l’iter da seguire per partorire in casa? «Il parto in casa è un percorso che inizia nel secondo trimestre di gravidanza – precisano le ostetriche – Con la partoriente valutiamo l’andamento della gestazione, gli esami necessari, gli strumenti che vuole utilizzare per aiutarsi (massaggi, musica). Nell’ultimo mese le visite si intensificano con controlli settimanali». Dalla 37esima settimana Emanuela ed Alessandra sono a completa disposizione della partoriente. «Se la neomamma ha deciso di partorire in acqua portiamo una vasca apposita, nella quale è libera di decidere quando immergersi - aggiunge Alessandra - Il suo compagno può starle vicino tutto il tempo». A domicilio, inoltre, non viene praticata la “episiotomia” che è quasi una consuetudine negli ospedali. A richiesta si può poi effettuare il “lotus birth”. Il cordone ombelicale, in questo caso, non è reciso ed il bambino resta attaccato alla placenta finché il cordone non si mummifica e si stacca da solo.

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