Il popolo degli ultimi in cerca di sostegno 

Disoccupati, divorziati, ma anche anziani soli con pensione da fame: l’identikit degli aspiranti all’assegno mensile statale

«Questo reddito di inclusione sa tanto di ennesimo palliativo, di elemosina per chi si trova in condizioni già disastrose». Un commento che purtroppo è facile sentirsi ripetere tra chi ha fatto richiesta per il reddito di inclusione (Rei), presso i cinque sportelli di Salerno città. «Ancora non sono riuscito a mettere da parte i soldi necessari per pagare l’affitto di questo mese, mi mancano 20 euro, cerco di arrangiarmi come posso e speravo in un aiuto grazie a questo Rei, ma quel poco che avrò non cambierà la mia situazione». Carlo S. ha 64 anni, vive solo, non ha un lavoro, la sua voce ha il suono della stanchezza di chi, da troppi anni ormai, sta lottando per continuare a vivere con dignità, ma a fatica. Anche lui ha fatto domanda per il Rei, ma dalle sue parole si intravede tutto tranne che una “prospettiva di inclusione sociale volta al superamento della condizione di povertà”, come si legge sui siti governativi e sulle locandine esposte nei corridoi degli sportelli comunali per le politiche sociali.
Carlo è nato e vive a Salerno, lavorava in un’azienda di escavatori a Vietri Sul Mare, ma per difficoltà economiche della ditta perse il lavoro nel 2010. Ha percepito l’indennità di disoccupazione solo per un anno e da allora sta tentando di arrangiarsi come può. «Non sputo mai nel piatto in cui mangio e questo Rei mi serve certo, ma non posso negarlo, per me è una presa in giro». Carlo vive solo, quindi percepirà un Rei di 180 euro, di cui solo la metà, 90 euro, potrà utilizzare in forma liquida, l’altra metà resterà sempre sulla carta elettronica di pagamento consegnata appositamente da Poste Italiane, spendibile presso farmacie, supermercati, negozi alimentari. «Se posso fare un sacrificio sul cibo lo faccio, il giorno dopo mangerò meglio, sono anni che mi regolo così, riuscendo però – racconta Carlo – a portare un piatto a tavola». Il problema non è solo l’acquisto di cibo, da pagare ci sono affitto, utenze e altre spese, e quel che potrà prelevare dalla Carta Rei, a Carlo servirà ben poco.
«I requisiti sono troppo restrittivi, chi è disoccupato fa fatica ad arrivare alla fine del mese, e magari vive con qualche parente o comunque da qualcuno che possa aiutarlo, questo già rischia di escluderlo dai requisiti familiari, ma restare soli significa percepire una miseria», denuncia Lucia C., divorziata e disoccupata. Ha un Iseem (Indicatore di situazione economica equivalente) praticamente pari a zero, e solo quest’anno ha trovato un modesto lavoro con cui riesce a tirare avanti. «Non mi hanno saputo dire quasi niente allo sportello comunale, non so nemmeno se sono idonea, e forse, se vengo inserita in uno dei famosi progetti di reintroduzione nel mercato del lavoro, non riceverò né carta né soldi». Sembra infatti che l’inserimento nei famosi progetti escluda il richiedente dall’erogazione della quota mensile. Ma, come denuncia Lucia e anche il consulente del lavoro a cui si è rivolta, «ancora nulla è chiaro su questo e dagli sportelli comunali nessuna risposta».
Anche Rosa S. è una salernitana che ha richiesto il Rei, non lavora e riesce solo a racimolare qualcosa partecipando ai mercatini e vendendo oggettistica di fortuna o di propria manifattura. Carlo, Lucia, Rosa, storie di salernitani soli, che vedono anche questo Rei come l’ennesima politica di rattoppo, che non aggiunge né toglie nulla alle gravi situazioni di disagio in cui versano.
Forse i nuclei familiari con determinati requisiti riusciranno anche a trarre dei vantaggi da un Rei che sembra invece un atto di elemosina per chi come Carlo si sente «quasi invisibile, non avendo più l’età per cercare lavoro ma neanche per ricevere la pensione, in mezzo tra la sopravvivenza e la minima dignità, a volte assicurata con l’aiuto della Caritas e delle persone che mi sono vicine».
Marco Giordano
©RIPRODUZIONE RISERVATA