Il poetico borgo di Roscigno e i murales colorati di Ottati

Viaggio alla riscoperta della Pompei del Novecento tra stalle e case abbandonate In un museo della civiltà contadina oltre ottocento pezzi caratteristici

L’hanno definita la Pompei del Novecento non solo per il fascino rarefatto che riesce a sprigionare, ma anche e soprattutto perché le sue vecchie case in pietra, le botteghe, i granai, le stalle e gli abbeveratoi, rappresentano un museo a cielo aperto dedicato alla civiltà contadina ed al tempo stesso la radiografia di un passato fatto di lana intrecciata, viti e ulivi che si arrampicavano verso il cielo, panelle calde sfornate dalla legna profumata e di una natura rigogliosa che ancora oggi riesce a colpire lo sguardo dei visitatori. Roscigno, ex casale di Corleto Monforte, deve il suo nome alla presenza di numerosi usignoli (in latino . luscinia). Le sue origini risalgono all’anno Mille, quando ad un miglio dall’attuale Piano fu edificato un convento di benedettini, nelle cui immediate vicinanze, pastori, porcai e bovari iniziarono a costruire delle case per appoggiarsi lungo il tragitto che separava le loro dimore di Corleto dai poderi. Da un punto di vista storico, Roscigno è nota per la passione che spinse poco meno di 1500 anime ad aderire con entusiasmo alla rivolta contro i Borboni ed alla dichiarazione di annessione al Piemonte. Sotto il profilo paesaggistico ed architettonico, la città vecchia è ancora una perla da scoprire: il borgo fu abbandonato ai primi del Novecento, in seguito alle leggi speciali emanate per i paesi franosi (i torrenti Maiuri, Ripiti e Piano rendono il terreno argilloso talmente instabile da regalarle il nome di “la città in movimento”), ma tutto è rimasto intatto, come se il tempo, in un silenzio rarefatto e quasi irreale, si fosse fermato.

Passeggiare nel bosco misto di ceduo e pino d’Aleppo, significa disintossicarsi dai ritmi ossessivi delle città, facendosi rapire dalla poesia dei balconcini in ferro e dei solai in legno lavorato delle abitazioni. A raccontare la storia di Roscigno vecchia è l’irregolare piazza Giovanni Nicotera, da cui svetta la chiesa di San Nicola, l’antica chiesa Madre del paese. Tra i siti archeologici di maggiore interesse c’è sicuramente la tomba di Monte Pruno: scoperta nel 1938 in seguito ad alcuni lavori agricoli, ospitava i resti di Enotrio, capo dell’antico popolo che abitava l'Italia meridionale. Nei locali restaurati dell’ex casa canonica e del vecchio municipio, trova posto il Museo della civiltà contadina: in sei sale, ognuna delle quali dedicata agli aspetti della cultura popolare locale, oltre ottocento pezzi caratteristici (per informazioni sugli orari di apertura il numero della Pro Loco è 0828-963377). Meno famoso, ma ugualmente meritevole di una visita, è il piccolo comune di Ottati, situato a 573 metri sul livello del mare, alle pendici meridionali dei monti Alburni. Il territorio è costituito in prevalenza da montagne ricche di boschi e da doline e campi solcati, segno del carsismo, mentre il sottosuolo è ricco di grotte di grande pregio, come le Grave dei Gatti, la Conca di Rupistella e la Grava Serrauto. Anche le origini di Ottati risalgono, dalle fonti documentaristiche, all’anno Mille, ma la zona fu presumibilmente abitata fin dall’VIII secolo, da quei coloni greci che abbandonarono l’antico paese di Civita optando per un terreno vocato alla pastorizia. Da qui il nome di Ottati, ossia optatus (dal latino optato). Gli amanti del turismo religioso potranno visitare la chiesa di San Biagio, il santuario di Cordoneto, il convento dei Cappuccini e la chiesa della SS. Annunziata, mentre chi ama l’escursionismo godrà di una vista incantevole, raggiungendo Colle Civita, situato sul versante occidentale della catena degli Alburni. Ma la peculiarità di Ottati è data senza dubbio dagli ottanta coloratissimi murales realizzati da artisti provenienti da diverse regioni italiane. Tra viuzze strette, slarghi, piazze, Ottati si offre così come una pinacoteca a cielo aperto, dove la pietra grigia delle case è improvvisamente riscaldata da macchie di colore brillante. Massimo Capozzoli, Gelsomino Casula, Magda Cilione, Lorenzo Cleffi, Salvatore Damiano, Nera D'Auto, Carmela di Ruberto, Tullio Grassi, Karmen Iorio, Fulvio Laganà, Gina lo Conte, Eva Manzella, Michele Marino, Michele Masi, Paolo Carlo Monizzi, Anna Maria Pugliese, Flora Reale, Michele Rega, Angelo Roberto, Francesca Rodighiero, Antonio Sabetta, Pasqualino Sorgente e Angela Vinciguerra sono gli artisti grazie ai quali Ottati è stata inserita nel circuito italiano dell'associazione Paesi Dipinti. ©RIPRODUZIONE RISERVATA