Il pm: «Tre anni a De Luca e Di Lorenzo»

Accuse sulla nomina del project manager, chiesta la condanna per peculato anche del dirigente comunale Barletta

Tre anni di reclusione. Per il sindaco Vincenzo De Luca, il capo staff Alberto Di Lorenzo e il dirigente dei lavori pubblici Domenico Barletta. È la condanna chiesta dal pubblico ministero Roberto Penna, al termine di una requisitoria di quasi due ore in cui ha contestato ai tre imputati il reato di peculato. La vicenda è quella della progettazione per il termovalorizzatore, che nel 2008 era competenza di De Luca nella qualità di commissario di governo. «Poteva agire in deroga – ha premesso il pm – ma aveva il dovere di rispettare la legge, e di rendere conto delle spese alla collettività». E invece secondo l’accusa la legge sarebbe stata violata affiancando al responsabile unico del procedimento (l’ingegnere Barletta) il project manager Di Lorenzo. «Figura non prevista dall’ordinamento e quindi vietata» secondo le conclusioni del magistrato, che ricorda come la nomina del capo staff avvenne sostituendo nel ruolo di coordinamento del gruppo di lavoro l’ingegnere Lorenzo Criscuolo, incaricato solo quattro giorni prima. Per il pm quella nomina fu «illegale, inutile, dannosa e illecita». Non si tratterebbe di mero abuso d’ufficio ma di peculato, perché in ballo ci sono i 20mila euro lordi che il capo staff del sindaco ha percepito come acconto su un compenso di 180mila euro. Il mandato fu firmato da Barletta, per questo imputato, ma per il magistrato quella somma non è che una minima parte di quella che Di Lorenzo potrebbe percepire se i giudici decidessero per l’assoluzione. «Si potrebbe ancora elargire fino a 510.695 euro – ha sottolineato al presidente del Tribunale Ubaldo Perrotta e ai giudici a latere Cantillo e Sorrentino – L’indagine ha solo paralizzato la richiesta, ma c’è il concreto rischio che, a fronte di una prestazione illegittima e inutile, siano erogati oltre 510mila euro». Prestazione “inutile” perché secondo Penna il fedelissimo di De Luca non aveva i requisiti per coordinare il gruppo di progettazione, tanto che «si limitava a dare i tempi e a chiedere a che punto si fosse». E nel mirino finisce pure il viaggio col sindaco negli Stati Uniti per chiedere all’archistar Frank Gehry di progettare l’architettura dell’inceneritore, una procedura “diretta” ritenuta anch’essa anomala.

«Vista anche la caratura e la competenza degli imputati – conclude il pm – si chiede una pena base di 4 anni, ridotta a 3 con le attenuanti generiche». Una pena che in caso di condanna non consentirebbe la sospensione condizionale. Alla prossima udienza, il 20 novembre, toccherà alle arringhe dei difensori Francesco Dambrosio, Arnaldo Franco, Paolo Carbone e Antonio Brancaccio. Poi, entro dicembre, la sentenza.

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