IL RICORSO

Il pg: «Pochi 20 anni, condanna più severa a chi uccise Natalino»

Istanza in Cassazione sulla sentenza che ha ridotto la pena. La famiglia: «Ora possiamo tornare a fidarci della giustizia»

BATTIPAGLIA - Una sentenza «frutto dell’evidente confusione tra due concetti che presiedono il nostro diritto penale sostanziale», viziata da una motivazione illogica che «eleva a circostanze ricostruttive del fatto ipotetiche congetture».

Sono i passaggi cruciali del ricorso con cui il procuratore generale, Leonida Primicerio, impugna in Cassazione la pronuncia della Corte d’Assise d’appello che ha ridotto a vent’anni, dall’ergastolo comminato in primo grado, la pena per il trentenne romeno Ionut Alexa , accusato del feroce pestaggio che poco meno di quattro anni fa condusse alla morte Natalino Migliaro .

Secondo i giudici di primo grado l’omicidio del 33enne di Battipaglia fu l’epilogo di una rapina, un delitto commesso con lo scopo di eseguirne un altro, e per questa aggravante punito con il carcere a vita. Era il 4 ottobre del 2014 quando due stranieri col volto coperto (di cui solo uno fu poi identificato) raggiunsero in via Idrovora tra l’Aversana e Lido Lago l’autovettura di Migliaro, che si era appartato con la fidanzata. Lei fu violentata, lui picchiato a pugni e colpi di bastone finché non rimase esanime, e gli aggressori scapparono via con la borsa della donna e i telefoni cellulari di entrambi. Il 33enne morì dopo due mesi di ricovero, per le conseguenze del pestaggio.

Nel maggio del 2015 l’arresto di Ionut Alexa, dopo che la sua saliva era risultata combaciante con il dna dello sperma repertato sul luogo della tragedia. A lui i carabinieri di Ros e Comando provinciale erano arrivati ricostruendo le fila di un giro di prostituzione che aveva visto affrontarsi tra Pontecagnano ed Eboli due bande rivali di romeni e albanesi.