Il pentito De Maio accusa Anastasio 

L’inchiesta “Perseo” su camorra e politica a Pontecagnano. I verbali depositati dai pm all’udienza preliminare

PONTECAGNANO. Blitz “Perseo”, colpo di scena in udienza. L’accusa, rappresentata dai pm Marco Colamonaci e Vincenzo Senatore, deposita le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Sabino De Maio. L’esponente del clan Pecoraro-Renna conferma le ambizioni di Antonio Anastasio, ex consigliere comunale, personaggio di rilievo nell’inchiesta della Dda sui legami tra clan e camorra a Ponteagnano. Ovvero la determinazione oltremisura di voler diventare sindaco della città. I verbali con le rivelazioni del pentito, un centinaio di pagine, sono state depositate al gup Stefano Berni Canani che, la prossima settimana, dovrà decidere sul rinvio a giudizio e sulle richieste di rito alternativo.
Dai verbali trapela un’indiscrezione su una conversazione che Anastasio avrebbe avuto in carcere con De Maio. Il collaboratore di giustizia riferisce anche delle minacce al consigliere comunale Luigi Bellino e di un errore fatto da Francesco Mogavero, detto Ciccio, nella gestione dell’avvicinamento all’esponente di maggioranza. L’obiettivo era indurlo, ad ogni costo, a fargli disertare la seduta del consiglio comunale del 31 maggio dello scorso anno. Quello fu un giorno di particolare attività investigativa per i carabinieri della compagnia di Battipaglia, diretti dal capitano Erich Fasolino, impegnati a garantire il democratico svolgimento del consiglio comunale di Pontecagnano. Quella era la seduta che, nei piani del gruppo guidato da Mogavero e dai gemelli Bisogni, doveva sancire la fine anticipata del mandato del sindaco Ernesto Sica. Alla maggioranza doveva mancare il voto decisivo per l’approvazione del bilancio. Il “tradimento”, nei progetti degli indagati, doveva farlo Bellino, che, al contrario, votò a favore e denunciò ai carabinieri le minacce ricevute da Mogavero.
L’udienza di ieri è stata anche l’occasione per la costituzione delle parti civili. Il Comune di Pontecagnano si è costituito contro il solo Anastasio mentre un’associazione antiracket e un imprenditore del Bergamasco, vittima di estorsione, hanno presentato la costituzione solo contro gli imputati per il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico. Il giudice ha calendarizzato le udienze, tre la prossima settimana, per arrivare presto ad una decisione per non rischiare la decorrenza dei termini delle misure cautelari. Intanto, è stata avanzata una prima richiesta di rito alternativo: Marcello Perrotta, funzionario di banca, di Castelnuovo Cilento, ha chiesto concordare la pena per la vicenda del finanziamento dell’impianto di biomassa di San Mango Piemonte, particolare dell’inchiesta nel quale è coinvolta anche la moglie di Mogavero, Teresa Scalea.
Sedici sono gli imputati coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta della Dda tra cui, appunto Anastasio (che è difeso dall’avvocato Antonio Boffa). Dieci furono colpiti da misura cautelare. Tra questi Enrico Bisogni e Sergio Bisogni (difesi dagli avvocati Raffaele Francese e Luigi Gargiulo), Francesco Mogavero, Maurizio De Martino (difeso da Luigi Capaldo e Pierluigi Spadafora), Francesco Altieri (difeso da Costantino Cardiello), Sergio Rainone (difeso da Roberto Concilio), Antonio Fella (difeso dall’avvocato Antonio Ferrari), Domenico Junior Vacchiano, Gioacchino Verderame, Emanuele Sessa, Antonino Madonna e Francesco Sessa (difesi da Gianluca D’Aiuto). (m.l.)
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