Il pastificio simbolo che diede lavoro a centinaia di operai

L’epopea di “don Sossio”, imprenditore solido e riservato minato dalla perdita del primogenito e da tangentopoli

EBOLI. La famiglia Pezzullo ha scritto una pagina della storia salernitana. Una dinastia blasonata ma anche sfortunata, quella di “don Sossio”. Lui classe ’29, nativo di Frattamaggiore arrivò a Eboli dove in breve divenne m un solido imprenditore. Sposato con Paola Guerritore dalla quale ha avuto tre figli: Luigi, Mary e Marino. È morto a 83 anni, nel 2012.

La scalata imprenditoriale era iniziata negli anni ’70 con lo storico stabilimento che non ha subìto nessuna battuta di arresto neppure nel 1981 quando suo figlio Luigi, primogenito, muore all’età di 19 anni durante un’immersione. Dolore nel dolore, a pochi giorni dal funerale dei ladri oltraggiano la tomba e trafugano la salma. Chiedono due miliardi di riscatto. Il 30 aprile la salma viene ritrovata, interrata, a Castrullo, località poco lontana da Eboli. Don Sossio non si piega, continua nella sua missione: dare lavoro agli ebolitani. Il pastificio, nel periodo d’oro, era arrivato fino a circa 500 tra operai ed impiegati, e grazie ai rapporti umani del brillante e riservato Sossio, non si conoscevano conflitti.

Lo stabilimento nasce sotto il nome di “Molini Pastifici Mangimifici Pezzullo spa”. Nel 1980 fu parzialmente distrutto dal terremoto.

Ma la voglia di rinascita e il desiderio di far conoscere nel mondo la cultura della pasta napoletana hanno riportato in vita l’azienda che, nel 1987, fu ricostruita nella zona industriale di Eboli. Nello stesso anno il suo impegno da imprenditore ha la sua evoluzione, oltre che con la carica di presidente di Confindustria, Sossio Pezzullo volle misurarsi anche con la politica, candidandosi nelle liste del Psi di Carmelo Conte. Viene eletto al Senato per la X legislatura.

Lo stesso impegno che aveva profuso nella sua impresa, don Sossio lo trasferisce in politica ma ancora una volta viene travolto dagli eventi. Gli intrighi giudiziari di tangentopoli lo investirono quando già non era più parlamentare. Con una delle sue società, la Parfin era finito nello scandalo della Infomer che gestiva Il Giornale di Napoli.

Nel 1997 la cessione dello stabilimento, don Sossio si ritira a vita privata, mentre a continuare la sua mission restano i figli Mary e Marino. Proprio l’ultimo genito ha realizzato il sogno del padre, riaprire un mangimificio di famiglia ad Eboli. Marino due anni fa ha acquisito l’ex Mangimificio Meridionale fondando la Nutrir. Ma anche in questo caso, il destino ha interrotto il suo percorso.

Angelica Tafuri

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