Il passo indietro di Cremone

Il senologo potrebbe non lasciare il reparto. Prime rassicurazioni da Viggiani

La lunga marcia delle donne, che la scorsa domenica hanno attraversato corso Umberto I per rivendicare il loro diritto alla salute ed all’assistenza, ha prodotto i primi risultati.

Ieri pomeriggio il chirurgo e senologo Luigi Cremone ha incontrato il manager del Ruggi Vincenzo Viggiani per parlare dell’eventualità di un nuovo reparto di senologia al “Santa Maria dell’Olmo” – autonomo rispetto a chirurgia – con almeno sei posti letto ed uno staff autonomo. L’incontro è stato più che altro interlocutorio. Come sottolineato da Cremone, «Viggiani ha attuato un’apertura a 360 gradi e si è detto disponibile a parlare del progetto. Siamo, però, alle battute iniziali. I dettagli saranno discussi nel corso del prossimo appuntamento che dovrebbe tenersi giovedì».

E intanto sembra che l’eco della manifestazione di domenica, organizzata dall’associazione “Frida” presieduta da Alfonsina De Filippis, sia giunta fino a Napoli. Peraltro l’intervento del governatore Vincenzo De Luca è stato più volte sollecitato dal sindacalista Cisl Gaetano Biondino, che in più occasioni gli ha ricordato la sua promessa di mantenere aperto e rendere più efficiente l’ospedale di Cava, fatta alla chiusura della campagna elettorale dell’attuale sindaco Vincenzo Servalli. Non è improbabile che Cremone possa essere convocato in Regione nei prossimi giorni. Ma il senologo, amico delle donne, già in questa fase non ha nascosto la sua soddisfazione per il primo passo compiuto.

«La voce di tante donne, sollevata grazie al coordinamento di Frida, ha fatto sì che l’azienda ospedaliera effettuasse un’apertura per venire incontro alle esigenze della popolazione femminile – ha sottolineato – È stato riconosciuto all’ospedale di Cava un ruolo importante nella tutela della salute femminile che è attestato, nei fatti, dai 750 interventi, in questo settore, effettuati nel 2014; tra questi, nella maggior parte dei casi si trattava di neoplasie al seno».

Ma l’iniziativa della scorsa domenica è solo la fase finale di una battaglia iniziata diversi mesi fa, quando alcune pazienti avevano denunciato i disagi, talvolta lesivi della loro stessa dignità, vissuti prima e durante l’operazione di mastectomia, a causa delle carenze strutturali del “Santa Maria dell’Olmo”. Tra l’altro si puntava il dito sul fatto che diverse operate avevano trascorso il decorso operatorio, già di per sé traumatico, su una barella e in stanze affollate. Alla loro voce si era aggiunta quella di Cremone, che aveva minacciato di lasciare l’ospedale e di non prestare più servizio in alcuna struttura pubblica se prima non veniva messo nelle condizioni di assistere le pazienti.

Alfonsina Caputano

©RIPRODUZIONE RISERVATA