«Il Parco scientifico boicottato dagli enti che l’avevano creato»

L’ex amministratore Russo attacca Regione e Provincia «E l’ex sindaco De Luca non mi ha mai neppure ricevuto»

«Siamo stati abbandonati da tutti. Intono a noi è stata fatta terra bruciata. Forse perchè ciò che non si controlla prima si emargina e poi si distrugge. E così siamo stati lasciati al nostro destino, facendoci fallire deliberatamente». Remo Russo, oramai ex liquidatore del Parco scientifico e tecnologico (e prima ancora amministratore delegato) ne ha per tutti. Non ha abbandonato la nave mentre affondava (nel 2011 aveva presentato le dimissioni, poi ritirate) ma adesso che è arrivata la dichiarazione di fallimento, può togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

E punta il dito soprattutto contro gli Enti che «non hanno dato mai nessun contributo e vigliaccamente non ci hanno mai sostenuto». Dalla black list si salvano solo l’Università di Salerno e quella del Sannio, oltre che la Provincia di Benevento.

Per il resto, poi, sono tutti sullo stesso livello. «Più volte ho chiesto agli enti - spiega Russo - di mettere per iscritto quali fossero i fondi attribuiti. Ma non ho avuto mai nessuna risposta. In tutti questi anni ci siamo sovvenzionati con i milioni di euro che il Parco ha gestito per le università e le imprese». Russo cita un caso emblematico: «C’è una fattura - evidenzia - risalente al 2009 che la Regione Campania non ha ancora pagato. Abbiamo fatto richiesta di pignoramento sui conti correnti e nel dicembre del 2014 siamo riusciti ad ottenere, su un totale di 200mila euro, solo 94mila euro». Ma questo è solo uno dei tanti casi. «Ho fatto ore d’attesa - rimarca Russo - nell’anticamera del sindaco di Salerno (Vincenzo De Luca, ndr) ma non sono mai stato ricevuto». Ma sullo stesso livello del Comune Russo mette anche «Camera di commercio, Fondazione Carisal e Provincia».

Così, a poco più di un anno dal licenziamento degli ultimi cinque addetti, che segnava di fatto la chiusura delle attività, per il Parco scientifico è tecnologico è arrivata la dichiarazione di fallimento. Che è stata chiesta dagli stessi ex lavoratori (19 in totale) che vantano un credito di circa 500 mila euro, tra trattamento di fine rapporto, più la mensilità di novembre e 13esima del 2014. «Questi debiti - precisa Russo - saranno saldati dell’Inps, in quanto su mia volontà il rapporto contrattuale instaurato è stato quello metalmeccanico, che prevede il fondo di garanzia regolarmente corrisposto».

Tra i creditori privilegiati (il disavanzo in totale è di un milione 523mila euro) c’è anche lo stesso Russo (54mila euro), che negli ultimi 5 anni non ha percepito alcuno stipendio. «Qualcuno ha detto - precisa indignato - che io avevo ottenuto l’incarico per via di mio fratello magistrato. Tutte menzogne, per diffamare la mia persona. La mia famiglia è da 70 anni che opera nel campo dei dottori commercialisti». Al di là degli aspetti “privati”, comunque, Russo ha pure spiegato come nel bilancio, che dovrà consegnare in Tribunale, ci siano, tra le voci in attivo «crediti vantati ma mai ottenuti», per un totale di circa 250mila euro». Si mette dunque la parola fine al Parco e con esso tramontano anche i progetti ancora in cantiere

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