largo bruno buozzi 

Il parcheggio realizzato senza asfaltare la strada

«Perché quella zona non è mai stata completata?». È ciò che si chiedono alcuni residenti e alcune persone che lavorano in zona largo Bruno Buozzi e che ogni giorno si trovano a dover usufruire di un...

«Perché quella zona non è mai stata completata?». È ciò che si chiedono alcuni residenti e alcune persone che lavorano in zona largo Bruno Buozzi e che ogni giorno si trovano a dover usufruire di un punto particolare per parcheggiare che è tutto tranne che un parcheggio.
La zona è quella che interseca via Antonio Gramsci con via Giuseppe La Francesca e, se le due strade prese singolarmente sono state rinnovate dopo i lavori di riqualificazione, molti non hanno capito perché lo spazio tra le due vie, che viene usato come parcheggio, è stato lasciato al suo destino. La domanda sorge spontanea tra i cittadini, sia perché il nuovo asfalto termina proprio pochi centimetri prima di dove sono parcheggiate le auto, dove il manto stradale invece è rimasto “grattato” dai tempi dei lavori e mai più rimesso, sia perché proprio in quel punto si accumula immondizia e ci sono veri e propri buchi nell’asfalto. «A volte ci chiediamo perché quando hanno fatto i lavori non hanno completato l’opera, è palese che sia stata progettata la riqualificazione lasciando quello spazio e si può notare sia dalle linee del nuovo asfalto, sia dal marciapiede di via La Francesca che ad un certo punto scompare e diventa terriccio».
Tralasciando l’inciviltà di chi subito approfitta di queste situazioni per scaricare immondizia, è singolare vedere che la zona che viene quotidianamente usata come parcheggio non abbia ricevuto lo stesso restyling di tutta l’area, dato che anche quel pezzo rientrava nel progetto di riqualificazione. Il tutto sembra ancora più strano, quando si pensa che nonostante il grosso dei lavori fosse già stato fatto, nell’ultima tranche fu dichiarato che sarebbero serviti solo “piccoli interventi, soprattutto di sistemazione stradale” per completare la riqualificazione.
Filippo Folliero
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