L’INTRIGO INTERNAZIONALE

Il “parcheggio” dei rifiuti ci costa altri 657mila euro

La Regione paga lo “storage” al porto dei container rimpatriati dalla Tunisia

Un parcheggio da 657mila euro. È il conto salatissimo del deposito “vista mare” dei 213 container ricolmi dei rifiuti rimpatriati dalla Tunisia: gli 88 interminabili giorni di storage al porto di Salerno, dal 24 febbraio scorso fino al 23 maggio, sono stati pagati a peso d’oro dalla Regione Campania. Nei giorni scorsi il rup Liliana Monaco , nominato custode giudiziale dei cassoni da Vincenzo Montemurro , pm della Direzione distrettuale Antimafia di Potenza titolare delle indagini sul traffico internazionale d’immondizia tra l’Italia e la Tunisia, ha decretato di liquidare i 657.558 euro alla “Arkas Line Italia”, il colosso della navigazione proprietario dei container – e della nave cargo che li ha riportati in patria – che aveva anticipato i costi del deposito. Il capitolo di spesa è sempre lo stesso: a Palazzo Santa Lucia la previsione è l’escussione della polizza fideiussoria da poco più di cinque milioni di euro sottoscritta dalla “Sra” di Polla prima che i rifiuti della discordia salpassero verso il molo tunisino di Sousse.

Il conto del parcheggio. La spesa di 657mila euro (per dare un’idea delle proporzioni, la somma equivale a poco più del danaro che di recente è stato complessivamente destinato agli interventi d’adeguamento sismico ed efficientamento energetico dei plessi scolastici di Giovi Piegolelle, del Liceo Tasso e di Torrione Alto) è stata documentata fatture alla mano dai contabili della società genovese: il contratto stipulato prevedeva cinque giorni di free time – parcheggio gratis – con la tariffa lievitata a 13 euro quotidiani per ogni container dal sesto al 14esimo dì, quindi 19 dal 15esimo al 20esimo e infine 24 dal 21esimo fino alla consegna, ultimata il 23 maggio scorso quando l’ultimo box toccò il suolo della piazzola di stoccaggio provvisorio allestita nel comprensorio militare di Menanova a Persano di Serre, a due passi dalla Real casina di caccia borbonica.

La paura fa 145. Il conto è presto fatto. E, a dirla tutta, si tratta d’una delle voci che fanno meno paura nel mare magnum del danaro che andrà sborsato per saldare tutti i costi dell’intrigo internazionale: a otto mesi dal ritorno in patria delle 6.280 tonnellate d’immondizia, il conto giornaliero d’ogni cassone, stando ai numeri dati di recente dal Consiglio d’amministrazione della EcoAmbiente , la società pubblica dell’Ente d’ambito alla quale la Regione Campania – Procura permettendo – ha affidato ogni operazione sull’immondizia dal ritorno sul suolo salernitano, ognuno dei box, ad oggi, costa 145 euro al giorno. Non si sa da quando sia partita la penale, ma se la cifra di 30mila e passa euro al giorno venisse moltiplicata per i giorni passati dal rimpatrio a Salerno il risultato sarebbe esorbitante: più di sette milioni di euro. I tempi sono ancora lunghi: con un atto aggiuntivo, infatti, di recente Regione, Provincia, Eda ed EcoAmbiente hanno dilatato la scadenza dell’intesa stipulata a febbraio almeno fino a marzo 2023. E così la durata inizialmente prevista per lo stoccaggio (un semestre) è stata raddoppiata. Con facoltà di proroga. La ragione addotta dagli enti pubblici è che il sequestro ha rallentato ogni operazione.

“Svuotatutto”. Solo che il tassametro del rifiuto continua a correre: proprio per questo, nei giorni scorsi, gli uomini di EcoAmbiente , obbedendo a un ordine dell’ingegnere Monaco, che a sua volta ha dato esecuzione ad un imperativo categorico del pm Montemurro, hanno preso a tirar fuori il pattume stipato all’ombra di 163 (su 213) cassoni, per riconsegnarli proprio alla “Arkas”, che attende tutti al varco. Di qui la scelta di svuotare i 163 box che sarebbero stati dissequestrati (soltanto i container, non il contenuto, mentre restano i sigilli sui 50 cassoni con dentro il pattume che dovrebbe essere caratterizzato). Evacuazione ( EcoAmbiente ha anticipato altri 333.950 euro per i necessari affidamenti diretti) che ha scatenato il malcontento dei referenti di “Sra”: l’apertura dei cassoni in loro assenza (tra le otto persone iscritte nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di falso e traffico internazionale dei rifiuti ci sono l’amministratore Antonio Cancro , il socio unico Alfonso Palmieri ed il fratello Federico , assistiti dall’avvocato Francesco Saverio Dambrosio ) è diventata un vero e proprio incidente procedurale. Un atto irripetibile sul materiale sequestrato che, in quanto tale, per l’azienda andava effettuato alla presenza dei legali e dei consulenti degli indagati.