«Il palazzo sobbalza, intervenite» 

Cinque mesi fa una segnalazione all’ufficio tecnico, che rispondeva: «Esula dalle nostre competenze»

La palazzina sobbalza mentre gli automezzi della ditta scavano nel cantiere di via Paolo Baratta. I residenti scrivono al Comune di Battipaglia ma i responsabili dell’ufficio tecnico si tirano fuori. I fatti risalgono a febbraio scorso, ma adesso Emilia Abate, la presidente di “Cives et Civitas”, mostra le vecchie carte e punta il dito contro i vertici di Palazzo di Città: «La pubblica incolumità, il benessere e la sicurezza dei cittadini - tuona Abate - non sono questioni tra privati e il Comune non può non occuparsene». Il cantiere al quale i residenti di via Baratta facevano riferimento nella nota del primo febbraio, è lo stesso che è finito nell’occhio del ciclone domenica scorsa, quando s’è verificato un cedimento di decine di metri cubi di terreno proprio nel cantiere. Tre famiglie e dodici i battipagliesi sgomberati.
Tornando indietro di qualche mese. Primo febbraio 2017: alla Polizia municipale viene trasmesso un fax a firma di Irene Corcillo, avvocato del fratello Piero che vive in un palazzo in prossimità del cantiere della “Vitolo & Vitolo”. «Si prega di intervenire a via Paolo Baratta, nel civico di fronte alle ex officine “Pietrasanta”, in quanto l’edificio ha sussultato fortemente in seguito allo scavo che si sta effettuando di fianco». E aggiunge: «Si prega d’informare l’ufficio tecnico comunale preposto per temuto pregiudizio alla staticità dell’edificio». Poche ore prima, una nota alla sindaca Cecilia Francese, era stata firmata da Piero e dal legale. «L’enorme scavo che s’intende effettuare - si legge nella nota - potrebbe pregiudicare la tenuta statica degli edifici circostanti al cantiere».
Parole che paiono preannunciare oltre cinque mesi prima il cedimento di domenica scorsa. Di qui il reitero di una richiesta di annullamento in autotutela, già sottoposta a maggio 2016 alla commissione straordinaria e all’allora dirigente tecnico, Giancarlo D’Aco: «Imploro e invito la Francese - si legge nella richiesta - a evitare l’ennesimo scempio, l’ennesima ferita al territorio urbano e a revocare o annullare il permesso a costruire».
Strabuzzavano gli occhi da tempo, dunque, i residenti, di fronte al progetto, che prevede la realizzazione di un edificio di sette piani con quattro torri. «La stessa costruzione di un edificio superiore ai quattro piani - scrivevano i Corcillo - non è considerata auspicabile nelle linee guida del Genio Civile in un territorio a rischio sismico come il nostro». Più d’un anno fa, i residenti avevano manifestato delle perplessità anche su una mancata corrispondenza, nella numerazione e nella denominazione, tra le tavole presenti nell’archivio comunale e quelle pubblicate sull’albo pretorio. E s’erano pure riuniti per valutare azioni legali.
Il 27 febbraio, dall’area tecnica del Comune di Battipaglia, arriva la risposta: a sottoscriverla, il dirigente Pasquale Angione, il referente del servizio edilizia privata, Giovanni Cannoniero, e il responsabile del procedimento, Pasquale Imparato. «Gli aspetti civilistici - si legge - esulano dalle competenze dell’Ente».
Cinque giorni fa, il crollo. E ora la Abate si chiede: «Una fatalità o ci sono precise responsabilità?».
Carmine Landi
©RIPRODUZIONE RISERVATA