L?ESPERTO

Il numero unico europeo: occasione da non perdere

di MARIO VENTO*

La ricerca scientifica nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni ha reso disponibile servizi sempre più avanzati e utili al cittadino, ma il futuro è talvolta ostacolato da aspetti normativi che ne limitano la potenzialità. È questo il caso dei sistemi di localizzazione dei cellulari; alla luce delle avanzate tecnologie satellitari di nuova generazione è oggi realtà una tecnologia in grado di individuare la posizione di un telefonino con la precisione dell’ordine della decina di metri. Ma la tecnologia non è da sola sufficiente; sebbene ognuno di noi pensi alle grandi potenzialità che tale tecnologia offre nei casi di emergenza, non bisogna nemmeno dimenticare il diritto alla privacy di ogni cittadino, sancita dalla direttiva europea (2002/58/ CE) e che prevede il consenso esplicito a rendere disponibili i propri dati di localizzazione da parte dell’abbonato ad un servizio telefonico. La vera sfida è quindi quella dell’integrazione tra tecnologia e normativa nel trattamento del dato, declinando soluzioni che possano armonicamente preservare la privacy, aspetto di secondo piano nelle situazioni di emergenze.

E quindi l’Aml, acronimo di Advanced Mobile Location, il moderno sistema che prevede in caso di emergenza di poter chiamare un numero unico europeo, il 112, l’invio di un sms contenente la posizione del dispositivo chiamante è un esempio di matrimonio riuscito tra tecnologia e trattamento dei dati personali, nel rispetto del diritto alla privacy. Al matrimonio hanno contribuito i produttori di dispositivi, con i loro sistemi operativi, che hanno poi reso potenzialmente disponibile tale tecnologia sui propri smartphone, anche mediante opportune App di gestione.

L’Eena (European Emergency Number Association), l’associazione che ha come principale missione quella di migliorare la sicurezza dei cittadini, e che tra l’altro ha in carico la gestione del numero di emergenza unico, è impegnata in una continua opera di sensibilizzazione di vari paesi ai fini di sperimentare e adottare la tecnologia Aml, consentendo la localizzazione di soggetti in difficoltà. Numerosi i paesi in cui Aml ha già trovato una concretezza sperimentali per i diversi servizi di emergenza, tra cui Austria, Belgio, Emirati Arabi, Estonia, Finlandia, Islanda, Irlanda, Lituania, Moldavia, Olanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti d’America. L’Italia non è attualmente presente nel nutrito elenco di paesi che l’Eena vede impegnati nella sperimentazione e adozione dell’importante sistema Aml: un ritardo che deve rappresentare una priorità del nostro quotidiano, e non un rammarico, quando ci si rende conto dell’impossibilità di intervenire in un’azione di salvataggio, che poi purtroppo viene drammaticamente dimenticato.

 

*Docente Ordinario di Ingegneria Informatica, Delegato all’Ict dell’Università di Salerno e Direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (Diem) della stessa università