Il monito dell’arcivescovo «Uniti contro la violenza»

Editoriale di Moretti su “Agire” dopo l’accoltellamento avvenuto nel centro cittadino. «Nessuno è tranquillo, siamo tutti responsabili dell’educazione dei giovani»

Preoccupa anche la Chiesa l’escalation di violenza tra le fasce giovanili della città. È l’arcivescovo Luigi Moretti a firmare sul settimanale Agire in edicola domenica un editoriale che senza giri di parole prende le mosse dall’accoltellamento avvenuto sabato notte a Lungomare per un richiamo al ruolo educativo di famiglie e istituzioni. Anche la Chiesa di Salerno, assicura, «non si sottrae ad un impegno più intenso su questo fronte». Una Chiesa che si interroga su una violenza non più rubricabile come guerra tra bande o frutto di un disagio, ma rivelatrice di «una percezione falsa della realtà da parte della coscienza». «La violenta aggressività – scrive Moretti sul periodico della Curia – è la trasformazione di una cattiva gestione dei conflitti, che ha come sbocco finale l’incapacità di rispettare la persona». Di fronte a questo, «nessuno può dormire sempre tranquille». Tanto più che gli episodi si moltiplicano e diventano di volta in volta più cruenti. «Giovani accoltellati, giovani accoltellatori – cita il presule – Una parola di troppo e subito spunta il coltello». Poi un copione che si ripete ogni volta con le stesse scene: la corsa in ospedale, i familiari in ansia, i titoli sui giornali e il rischio che, dopo tutto, anche l’ultima storia di violenza finisca «ingoiato dal dimenticatoio della vita». E per spezzare questa sequenza che monsignorMoretti ha deciso di firmare un appello contro la violenza, invitando la comunità salernitana a «educare insieme i nostri giovani al rispetto degli altri». Non basta, ha spiegato l’impegno seppure attento delle forze dell’ordine e di quanti lavorano sul fronte educativo: «Dobbiamo tutti interrogarci. Tutti siamo coinvolti nella responsabilità educativa». Quindi l’esortazione: è il momento di operare, ognuno nel proprio ruolo, rimane però un fattore che ci accomuna: l’esempio. I ragazzi imparano quello che vedono e quello che sentono (...) Tutti siamo responsabili di tutto e di tutti». Il pericolo, se non si crea un argine, è che a continuare a far scuola siano i comportamenti violenti, con «la nascita di una generazione che ritiene, in modo ingannevole, unica possibilità la prepotenza, l’aggressività, per raggiungere i propri traguardi». E per fare argine, secondo Moretti, non resta che riscoprire quei luoghi educativi indispensabili: la famiglia, la scuola, la parrocchia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA